In continuità con il supporto già espresso da Wikimedia Foundation, Wikimedia Italia manifesta il proprio sostegno a Internet Archive nelle cause legali che la vedono coinvolta, sottolineando l’importanza vitale del progetto.

Che cos’è Internet Archive

Fondata nel 1996 da Brewster Khale, Internet Archive è una biblioteca digitale non profit che si occupa di preservare la cultura digitale e promuovere l’accesso libero alla conoscenza. Non è solo un progetto tecnologico, ma un’importante iniziativa per la conservazione culturale e la promozione di un Internet inclusivo e accessibile. Lo sconfinato patrimonio digitale dell’Internet Archive, che comprende 835 miliardi di pagine web, 44 milioni tra libri e testi, 15 milioni di registrazioni audio e altro ancora, è un baluardo della conoscenza libera, e oggi rischia di scomparire.

Questo è qualcosa che vogliamo e dobbiamo evitare.

La vicenda

Dal 2020 Internet Archive è in causa con quattro grandi editori: l’accusa che gli viene mossa è di violazione del diritto d’autore a seguito della decisione di Internet Archive di istituire, durante la pandemia di COVID-19, la National Emergency Library, di eliminare la restrizione own-to-loan e consentire così a un numero illimitato di persone di accedere, in un momento di emergenza, agli ebook normalmente prestabili solo a una persona alla volta.

Insieme alla contestazione dell’uso della disposizione del fair use da parte di Internet Archive, la biblioteca è stata ritenuta colpevole di aver ottenuto un vantaggio economico e commerciale dallo sfruttamento indebito del materiale protetto da copyright, poiché essa invita sul proprio sito a fare donazioni.

Riportiamo di seguito la traduzione in italiano del comunicato di Wikimedia Foundation a supporto di Internet Archive.

Il fair use e il problema della commercializzazione delle non-profit: l’amicus curiae di Wikimedia Foundation nel caso Hachette v. Internet Archive

Aggiornamento (27 settembre 2024): Dopo l’appello di Internet Archive (da qui in poi IA), la Corte d’Appello del Secondo Circuito ha confermato, nel settembre 2024, la sentenza originale della Corte Distrettuale in questo caso. La Corte del Secondo Circuito ha confermato l’infelice decisione secondo cui il prestito digitale controllato (Controlled Digital Lending, CDL) di opere protette da copyright da parte di IA senza l’autorizzazione degli autori o degli editori, non è protetto dal fair use. Nondimeno, la Corte ha stabilito che la sollecitazione di donazioni non equivale a un uso commerciale, che era l’obiettivo principale della memoria amicus della Wikimedia Foundation. Ciò rafforza il fatto che i processi con cui le organizzazioni non profit si impegnano nelle attività di raccolta fondi, in particolare quelle che si affidano ai contenuti generati dagli utenti (UGC) come Wikimedia Foundation, continuano a essere considerati fair use. Tuttavia, considerando la CDL come una violazione, questa sentenza affievolisce le tutele che l’eccezione del fair use era destinata a coprire.

La Wikimedia Foundation, in collaborazione con Creative Commons e il Progetto Gutenberg, ha presentato un amicus curiae a sostegno di Internet Archive nella causa “Hachette v. Internet Archive”. La causa coinvolge alcuni grandi editori, che accusano Internet Archive di violazione del copyright attraverso il suo servizio di Open Library. Il contenzioso è sorti nel 2020, quando le restrizioni al servizio di prestito sono state rimosse durante la pandemia COVID-19, portando a una sentenza della Corte distrettuale contro Internet Archive nel marzo 2023. La Corte ha ritenuto che la difesa del fair use da parte dell’organizzazione non profit non fosse corretta, sottolineando le perplessità sulla richiesta di donazioni. In risposta, la relazione della Wikimedia Foundation sostiene che l’interpretazione del fair use data dalla Corte potrebbe erroneamente classificare gli usi secondari non profit come commerciali, con ripercussioni sulla possibilità di utilizzo di materiale protetto da copyright da parte di tutte le organizzazioni non profit.

La Wikimedia Foundation ha presentato un amicus curiae a sostegno di Internet Archive nella causa “Hachette contro Internet Archive”. Internet Archive è stato citato in giudizio da quattro grandi editori del settore librario, i quali sostengono che il suo servizio Open Library incoraggi la violazione del diritto d’autore. Riteniamo che la definizione della Corte di “uso commerciale” di opere protette da copyright limiti ingiustamente le attività non profit.

Internet Archive è stato creato con l’obiettivo di costruire una biblioteca digitale pubblica e consentire l’accesso a siti Internet e artefatti culturali. È stato possibile farlo scansionando libri donati e acquistati, conservando le copie fisiche e prestando quelle virtuali in un processo chiamato Controlled Digital Lending (CDL). Per evitare eventuali abusi, Internet Archive utilizzava dei lucchetti virtuali per impedire che i contenuti venissero condivisi più di una volta. In questo modo, si pensava di poter prestare i contenuti in base alla disposizione del fair use, continuando a rispettare la proprietà delle opere da parte dei detentori dei diritti d’autore. In risposta alla pandemia COVID-19, l’organizzazione ha deciso di rimuovere le restrizioni al prestito di 1,4 milioni di libri digitalizzati e ha creato una National Emergency Library.

Nel marzo 2023, la Corte distrettuale si è pronunciata contro la Emergency Library di Internet Archive e ha stabilito che, anche nel caso in cui l’organizzazione non profit avesse prestato i libri gratuitamente, il fatto che l’organizzazione invitasse a effettuare donazioni era un fattore sufficientemente significativo per ritenere che le opere protette da copyright venissero sfruttate in un modo che danneggiava i proprietari del materiale protetto da copyright. In definitiva, la Corte ha ritenuto che l’uso fatto dalla National Emergency Library fosse di natura commerciale:

IA sfrutta le opere chiamate in causa senza versare il normale corrispettivo. IA utilizza il suo sito web per attirare nuovi membri, raccogliere donazioni e rafforzare la sua posizione all’interno della comunità bibliotecaria. […] IA beneficia di questi vantaggi come risultato diretto dell’offerta dei libri degli editori in forma di ebook senza aver ottenuto la relativa autorizzazione. Sebbene non ne tragga un profitto monetario, IA ottiene comunque “un vantaggio o un beneficio dalla distribuzione e dall’uso” delle opere “senza doverne rendere conto ai titolari dei diritti d’autore”, gli Editori.

A settembre 2023, Internet Archive ha fatto ricorso. Questo ha portato la Wikimedia Foundation, insieme a Creative Commons e al Progetto Gutenberg, a presentare una amicus curiae a sostegno di Internet Archive. La nostra argomentazione verteva sulla preoccupazione che l’interpretazione del fair use data dalla Corte classificasse ingiustamente come commerciale l’uso di materiale protetto da copyright da parte di qualsiasi organizzazione non profit. La Wikimedia Foundation ha sostenuto che è problematico associare utenti nuovi, donazioni e prestigio a guadagni “commerciali” quando, in realtà, essi sono al servizio degli scopi no-profit dell’organizzazione. La disposizione del fair use è importante, in quanto consente di pubblicare liberamente alcuni tipi di contenuti sul sito web di Internet Archive. Le organizzazioni non profit dotate di siti web come Wikimedia Foundation, Project Gutenberg e Creative Commons utilizzano strategie di raccolta fondi e si affidano alle donazioni per finanziare le infrastrutture, i dipendenti e altre attività che contribuiscono a promuovere la missione di ciascuna organizzazione.

Riteniamo che la decisione della Corte minacci sia i meccanismi di raccolta fondi delle organizzazioni non profit, sia i metodi con cui queste ultime, in particolare quelle che producono risorse educative online, forniscono i loro servizi. Il concetto di monetizzazione non dovrebbe essere esteso alle donazioni, in quanto non sono correlate all’uso specifico di materiale protetto da copyright. Riteniamo che Internet Archive non abbia avuto un vantaggio commerciale con il suo servizio Open Library: al contrario, stava offrendo un servizio al pubblico in un momento di crisi.

I contenuti ospitati da un’organizzazione non profit sono generalmente stabiliti in base al tipo di contenuti che possono portare il maggior numero di benefici al grande pubblico. La decisione della Corte, secondo cui un banner su tutto il sito web che richiede donazioni è di “natura commerciale”, sottoporrebbe le organizzazioni non profit a rischi più gravi. Poiché Wikipedia e altri progetti simili si affidano ai contenuti generati dagli utenti, questa decisione creerebbe incertezza per i contributori volontari, poiché i detentori dei diritti potrebbero essere incoraggiati a contestare i contenuti pubblicati dagli utenti. In definitiva, la Wikimedia Foundation ritiene che le normali attività no-profit, come i banner di donazione all’interno di un di sito web, non debbano essere considerate “commerciali” ai sensi delle leggi sul copyright.

Se siete interessati all’argomento e volete saperne di più sul caso, potete leggere la nostra amicus curiae congiunta, la sentenza della Corte distrettuale contro Internet Archive o di Internet Archive e la sua missione.

Desideriamo ringraziare gli studenti di diritto della University of Southern California Gould School of Law Intellectual Property and Technology Law Clinic Zachary Hardy e Anna Higgins per il loro prezioso contributo alla stesura di questo documento; i nostri co-firmatari, Creative Commons e Progetto Gutenberg; lo staff legale della Wikimedia Foundation James Buatti, Shaun Spalding, Stan Adams e Jacob Rogers, e gli ex borsisti legali Elliot Ping e Veronica Dibos.

Immagine: Ritaglio di Internet Archive 05 di Svobodat, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons

Wikimania 2025: borse di partecipazione

Wednesday, 13 November 2024 13:33 UTC

Sono aperte le candidature per le borse di partecipazione per Wikimania 2025, che si terrà a Nairobi, Kenya, dal 6 al 9 agosto 2025. È la terza volta che Wikimania si svolge in Africa, e ciò avviene proprio in occasione del 20° anniversario di Wikimania. L’edizione ha come tema “Wikimania @20: Impact. Inclusivity. Sustainability“, e riunirà i wikimediani di tutto il mondo per discutere e celebrare i traguardi raggiunti, oltre a rafforzare l’impegno collettivo per per la conoscenza libera.

Le borse permettono ai beneficiari di partecipare di persona alla conferenza, coprendo le spese di trasporto, vitto e alloggio. Le borse sono finanziate dalla Wikimedia Foundation, mentre la selezione dei vincitori viene fatta dallo Scholarships Committee of the Wikimania 2025 Core Organizing Team.

I termini per richiedere la borsa

Fino all’8 dicembre è possibile inviare la propria candidatura: sono invitati a partecipare tutti i volontari che possono dimostrare di aver contribuito attivamente ai progetti Wikimedia, ad esempio con la partecipazione a workshop o tramite l’organizzazione di eventi (e.g. editathon).

Come per le scorse edizioni, ai beneficiari di borsa sarà chiesto di prestare 4-6 ore di attività di volontariato durante Wikimania 2025, per agevolare la partecipazione di tutti, con l’opzione di dedicare anche più tempo, se lo si desidera.

Maggiori informazioni sono disponibili alla pagina dedicata sul sito di Wikimania. Per qualsiasi domanda si consiglia di scrivere alll’indirizzo e-mail wikimania-scholarships@wikimedia.org.

Cos’è Wikimania

Wikimania è il convegno annuale organizzato dal movimento Wikimedia, dedicato a chiunque sia interessato a Wikipedia,  ai progetti Wikimedia e alla diffusione della conoscenza libera.

La conferenza riunisce volontari, contributori, sviluppatori, ricercatori, educatori e tutti coloro che partecipano o supportano i progetti Wikimedia. Ogni anno, Wikimania si tiene in una città diversa: ciascuna conferenza riflette le caratteristiche locali e viene organizzata con la collaborazione di gruppi e associazioni Wikimedia del posto. La conferenza include presentazioni, workshop, discussioni e hackathon, e permette ai partecipanti di esplorare vari argomenti legati alla tecnologia, all’accesso alla conoscenza, alla cultura libera e molto altro.

Il carattere internazionale dell’evento offre a chi vi partecipa un’occasione unica per conoscere volontari da tutto il mondo e crescere come comunità globale impegnata nella missione della condivisione libera della conoscenza.

Immagine: Closing ceremony, Wikimania 2024, Katowice di Matti Blume, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Wikimedia Italia si impegna da sempre nella diffusione e nella valorizzazione del patrimonio culturale italiano: in particolare affianca musei, archivi e biblioteche in un percorso che porta gli enti a condividere le loro collezioni su Wikipedia e i progetti Wikimedia, così da renderle liberamente accessibili a tutti. Questo non sarebbe possibile senza il contributo dei donatori.

Wikimedia Italia e il sostegno agli enti culturali italiani: il bando Musei, Archivi e Biblioteche (MAB)

Gran parte del patrimonio culturale italiano è custodito in luoghi fisici, fruibile solo da pochi. Inoltre, può succedere che i beni conservati da un ente, per diversi motivi, non vengano esposti al pubblico. Il ricchissimo patrimonio di cui disponiamo rischia quindi di rimanere nascosto e inaccessibile a molti.

Per questo anche per il 2025 Wikimedia Italia promuove un bando di sostegno alle istituzioni culturali con sede in Italia, per aiutarle a condividere le loro collezioni online sui progetti Wikimedia. Fare questo significa preservare il patrimonio, valorizzarlo in tutto il mondo sfruttando l’immensa cassa di risonanza che è Wikipedia e renderlo accessibile, superando limiti geografici e sociali. Queste operazioni richiedono tempo e competenze specifiche, che non sempre sono alla portata degli enti. Per questo Wikimedia Italia mette a disposizione di musei, archivi e biblioteche risorse tecniche e know how per sostenerli in questo viaggio.

Le immagini della campagna “Sblocca la cultura”

Proprio in virtù del fatto che la cultura deve essere di tutti, la campagna di raccolta fondi di quest’anno gioca con l’idea che questo patrimonio vada sbloccato: le immagini ci invitano a liberare i beni, nascosti dietro una schermata che ne impedisce la piena visibilità. Le immagini utilizzate sono di tre progetti che si sono aggiudicati il bando nel 2024 e sono disponibili su Wikimedia Commons, caricate con la licenza libera CC BY-SA 4.0.

Sblocca la cultura - Musei di Strada Nuova Genova
Madonna con il Bambino e San Giovannino, Musei di Strada Nuova, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Sblocca la cultura - Carnotauro
Foto di Diletta Bettini, Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons
Codice miniato - Sblocca la cultura
Foto di Leonardo Bruni, Pubblico dominio, Biblioteca Arcivescovile Annibale De Leo, da Wikimedia Commons

Ricorda: ci sono agevolazioni fiscali

Le donazioni a Wikimedia Italia godono di benefici fiscali. Al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi, privati e persone giuridiche possono dedurre o detrarre le erogazioni liberali effettuate nel corso dell’anno precedente.

Editathon alla Scala nel nome di Puccini

Monday, 4 November 2024 10:07 UTC

Martedì 12 novembre nella sala gialla del Teatro alla Scala di Milano avrà luogo un’editathon dedicata al miglioramento e alla creazione di voci di Wikipedia sul teatro musicale di inizio Novecento. L’evento è organizzato da Archivio Storico Ricordi, Teatro alla Scala e Wikimedia Italia in occasione della mostra “PUCCINI – Opera Meets New Media”.

La mostra

La mostra, presentata da Archivio Storico Ricordi e Bertelsmann nel centenario della morte di Giacomo Puccini, esplora l’influenza dei  nuovi media audiovisivi, nati a inizio Novecento, sul teatro musicale, fino ad allora fruibile solo dal vivo.

Le sfide del passato trovano paralleli sorprendenti nelle questioni tecnologiche dei primi anni 2000, offrendo uno spunto di riflessione per il presente.

La giornata inizierà con una visita alla mostra, mentre nel pomeriggio si svolgerà la maratona di creazione di contenuti per i progetti Wiki.

Wikimedia e Archivio Storico Ricordi

Archivio Storico Ricordi non è nuovo alle collaborazioni con Wikimedia Italia: nel 2020 l’Archivio ha ospitato per tre mesi un Wikipediano in Residenza per formare il proprio staff sull’utilizzo dei progetti Wikimedia e sulla condivisione con licenza aperta del patrimonio dell’editore musicale.

Grazie a questa collaborazione l’Archivio ha portato sulle piattaforme Wikimedia, in maniera libera e accessibile, preziosi bozzetti di scenografie e costumi, fotografie di cantanti e musicisti e tutti gli spartiti presenti sulla Gazzetta Musicale di Milano.

Per gli spartiti, pubblicati originariamente sulle riviste di Casa Ricordi, il caricamento è stato reso possibile nel 2021 grazie all’integrazione del software open source LilyPond, che ha permesso una trascrizione online di testo e musica.

Il programma della giornata

La giornata inizierà alle 9.30 con una visita guidata al Teatro, un’opportunità per scoprire la storia e i segreti di uno dei luoghi più iconici della musica. Alle 10.30 seguirà una visita alla mostra “PUCCINI – Opera Meets New Media”, che ha aperto al pubblico il 24 ottobre, dedicata a Puccini e all’influenza dei nuovi media sul teatro musicale.

Dopo una breve pausa, la giornata proseguirà con un’editathon, dalle 12.30 alle 17.30: l’evento collaborativo ha lo scopo di arricchire e creare voci legate al teatro musicale su Wikipedia.

L’evento è a numero chiuso e su registrazione: ulteriori informazioni sono disponibili alla pagina dedicata.

Immagine: Al quartiere latino, bozzetto di Adolf Hohenstein per La Bohème (1896) di Archivio Storico Ricordi, CC BY-Sa 4.0, via Wikimedia Commons

Continua la collaborazione tra il Touring Club Italiano e Wikimedia Italia per rendere la cultura sempre più alla portata di tutti. Dal 2022, infatti, le due realtà hanno stretto un accordo per rendere liberamente accessibili le riproduzioni digitali di alcune sezioni delle collezioni dell’Archivio Storico del TCI, con l’obiettivo di promuovere e diffondere gratuitamente il suo patrimonio a un pubblico più ampio possibile. 

Nel corso degli anni sono state caricate migliaia di immagini che ricevono milioni di visualizzazioni al mese, con materiale che spazia dall’ambito cartografico alle fotografie di alcuni dei disastri naturali che hanno colpito il nostro Paese nel secolo scorso.

E da qualche mese tante nuove immagini dell’Archivio Storico Touring Club Italiano sono finalmente disponibili con licenza libera CC BY-SA 4.0 su Wikimedia Commons: i temi sono l’arte, la cultura e l’industria italiane ed europee.

Un patrimonio di inestimabile valore

Si tratta di importanti testimonianze della cultura e della società italiana del Novecento, che ci consentono di avere uno sguardo nuovo sugli eventi e i protagonisti dell’epoca: sono molte, infatti, le immagini d’archivio che ritraggono scene iconiche di produzioni che hanno fatto la storia del cinema e delle arti in Italia. Grazie all’impegno del Touring Club Italiano, Wikimedia Commons oggi ospita anche molte immagini che raccontano la storia del teatro della metà del secolo scorso. Tra le tante, possiamo ammirare anche magnifiche immagini di Gassman, Albertazzi, Proclemer e de L’Arlecchino di Strehler.

Milan, Teatro Manzoni. Vittorio Gassman during the performance of the tragedy Oedipus Rex by Sophocles 1955 – Touring Club Italiano, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

Ma non solo: tra le perle conservate dall’Archivio Storico del Touring Club ci sono anche le immagini degli oggetti che hanno contribuito a fare la storia culturale del nostro Paese: tra tutte, la fotografia che ritrae due pagine della prima bozza del Falstaff di Verdi, con le annotazioni originali fatte a mano dal Maestro.

Two pages from the first draft of Falstaff by Giuseppe Verdi. The additions and corrections are in the Maestro’s own handwriting 1962 – Touring Club Italiano, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Tra le foto rese accessibili su Wikimedia Commons c’è anche quella del brevetto di volo di Raymonde de Laroche, prima donna al mondo a ottenere il brevetto di volo nell’iconica data dell’8 marzo del 1910, oltre a una splendida fotografia di Rosina Ferrario, aviatrice e prima donna italiana a ottenere il brevetto pochi anni dopo, nel 1913. 

Rosina Ferrario 1913 – Touring Club Italiano, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Il Touring Club Italiano per Wikipedia

Il materiale messo a disposizione dal Touring Club Italiano è prezioso non solo per il pubblico che visita i progetti Wikimedia, ma anche per i volontari che contribuiscono a questi progetti, tra cui Wikipedia:  il materiale messo a disposizione, infatti, permette di illustrare una voce di Wikipedia con immagini di alta qualità, attendibilità e scientificità, parametri essenziali per poter contribuire al meglio all’enciclopedia libera. 

Immagine in evidenza: Aviation Certificate 1910 – Touring Club Italiano, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Call for papers “Wikidata e la ricerca”

Monday, 4 November 2024 08:12 UTC

Il 5 e 6 giugno 2025 l’Università di Firenze ospiterà il convegno “Wikidata e la ricerca”. Organizzato da un comitato scientifico di volontari, in collaborazione con Wikimedia Italia e l’Università degli Studi di Firenze, il convegno si propone di  esplorare e stimolare le sinergie tra il mondo accademico e i progetti Wikimedia, con un’attenzione particolare ai dati aperti e alle infrastrutture di ricerca aperte e collaborative.

Wikidata e la ricerca scientifica

Wikidata è un database multidisciplinare e multilingue, aperto e gratuito, che può essere letto e modificato sia dagli esseri umani che dalle macchine. È l’archivio centrale di dati strutturati per i progetti Wikimedia, tra cui Wikipedia, Wikimedia Commons e Wikisource, nonché un’infrastruttura di ricerca che ospita e fornisce dati aperti esportabili e riutilizzabili da chiunque. Infatti, il contenuto di Wikidata è disponibile sotto la licenza Creative Commons Zero – CC0: può essere quindi esportato e messo in relazione utilizzando formati standard con altri dataset aperti del web semantico.
 

Nel corso del tempo Wikidata è diventata un’infrastruttura chiave per la ricerca scientifica e per l’implementazione dell’Open Science. Quello tra ricerca scientifica e dati aperti è un rapporto sinergico: se è vero che la ricerca scientifica può contribuire alla pubblicazione di dati aperti, essa può anche  beneficiare dell’uso dei dati aperti pubblicati su Wikidata e della collaborazione con le sue comunità. Il confronto tra i dataset prodotti da progetti di ricerca, archivi, biblioteche e musei e dei cloud LOD  può far emergere ricorrenze, nuove relazioni e creare nuove conoscenze. Altri vantaggi riguardano, ad esempio, il miglioramento della qualità dei dati e l’arricchimento dei dataset grazie a collegamenti ad altre banche dati all’interno di  una prospettiva interdisciplinare, nonché l’apertura di collaborazioni tra studiosi e le comunità dei volontari attivi nei progetti Wikimedia.

I temi del convegno

L’elenco dei temi del convegno include, ma non si limita, a:

  • Metodi e gestione dei dati. Strategie di ricerca e piani di gestione dei dati che utilizzano Wikidata e/o altre istanze di Wikibase come piattaforme chiave per i dati della ricerca.
     
  • Condivisione dei dataset. Case studies relativi all’importazione di set di dati (compresi quelli relativi ai GLAM e all’istruzione) in Wikidata e/o in altre istanze di Wikibase, discutendo i metodi e gli strumenti utilizzati, le sfide del processo e le potenzialità in termini di analisi e riutilizzo dei dati.
     
  • Riutilizzo dei dati. Case studies in qualsiasi disciplina (dati ambientali, dati medici, patrimonio, dati archivistici e bibliografici, dataset biografici…), conclusi o ancora in corso, che prevedono l’uso di Wikidata e/o di altre istanze di Wikibase per raccogliere, estrarre, mettere in relazione e scoprire dati.
     
  • Strumenti e visualizzazione dei dati. Strumenti e visualizzazioni basati su Wikidata e/o altre istanze di Wikibase creati o utilizzati da istituzioni, ricercatori e progetti di ricerca.
     
  • Valutazione della ricerca. Altmetrics basate su Wikidata per valutare la ricerca scientifica e l’impatto della ricerca.
     
  • Progetti e proposte. Progetti e proposte incentrati sul rapporto tra ricerca e Wikidata e/o altre istanze di Wikibase.
     
  • Prospettive. Analisi dell’uso di Wikidata nella ricerca relativa a specifiche aree disciplinari o argomenti.

Informazioni pratiche

Il termine per l’invio delle proposte è fissato per il 9 dicembre 2024. Le lingue accettate sono l’italiano e l’inglese. Parte dei lavori selezionati verranno pubblicati in un ebook open access a cura della Firenze University Press. Per maggiori informazioni l’invito è a consultare la pagina della Call for papers e, in particolare, la sezione dedicata alla Call for abstracts.

Immagine: Wikidata and research 2025 Florence di Iopensa, CC0, via Wikimedia Commons

L’arte s’ha da pagare

Friday, 1 November 2024 03:51 UTC

l'aceto balsamico con l'immagine del duca d'Este Bisogna dire che i giudici italiani sono coerenti. Anche nella causa per l’uso non autorizzato dell’immagine del duca d’Este su un aceto balsamico, la corte d’appello di Bologna ha dato ragione al ministero della Cultura: non importa se le immagini sono di opere ovviamente fuori copyright, e non importa nemmeno se sono semplici immagini e non gli originali: se la vuoi usare per scopi commerciali, devi avere l’autorizzazione relativa (e immagino sganciare soldi, che ce n’è sempre bisogno). Per fortuna io non ho scopi commerciali né diretti né indiretti, quindi posso lasciare l’immagine incriminata.

Avrei forse capito se l’autorizzazione fosse necessaria per evitare usi distorti, anche se si potrebbe partire con una discussione sulla possibilità o meno di parodia. Ma non pare il caso, visto che si afferma che questi beni, una volta usati per lucro, perderebbero il loro valore come beni riconosciuti e protetti dalla legge. Ma questo, almeno a mio parere, dovrebbe allora valere anche per gli usi non a fini di lucro. Peggio ancora, il Codice dei Beni Culturali nasce (lo dice esso stesso) per “preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e promuovere lo sviluppo della cultura”, in accordo all’articolo 9 della Costituzione.

Continuo a pensare che se questa è l’idea del MiC almeno siano coerenti e vietino tutti gli usi pubblicitari del patrimonio culturale italiano, a partire dai loro. Mi chiedo solo quando qualcuno verrà a bloccare l’uso di quelle immagini su Wikipedia, visto che la licenza prevede il riuso commerciale e – fatto salvo per le opere fotografate per Wiki Loves Monuments – non mi pare proprio sia stata richiesta un’autorizzazione e qiundi non importa se quelle immagini sono solo per motivi di studio e ricerca.

Appuntamento a Padova per Foss4G-IT – OSMit 2024

Wednesday, 30 October 2024 13:47 UTC

Dall’11 al 14 dicembre, presso gli spazi dell’Università di Padova, si svolgerà il FOSS4G-IT – OSMit 2024, l’evento dedicato al software geografico libero e ai dati geospaziali aperti, co-organizzato dalle associazioni GFOSS.it APS e Wikimedia Italia.

Quest’anno l’evento si svolge in stretta sinergia con la Conferenza Nazionale ASITA 2024, che si terrà sempre a Padova dal 9 al 13 dicembre. In tal modo, i convegnisti avranno la possibilità di partecipare a entrambi gli eventi, parzialmente sovrapposti temporalmente, grazie ad una collaborazione e condivisione di visioni scientifiche nata oramai da qualche anno.

GFOSS.it APS e Wikimedia Italia continuano la loro collaborazione con l’evento annuale dove si incontrano le loro comunità di riferimento: volontari, professionisti, pubblica amministrazione e ricercatori, curiosi o esperti di geografia, dati aperti e informatica.

Le giornate saranno dedicate a presentazioni e workshop: il sabato in particolare sarà dedicato alla mappatura collaborativa su OpenStreetMap e alla divulgazione sui temi della libera mappatura aperta a tutti.

Come tutti gli eventi che coinvolgono i volontari dei progetti collaborativi, verrà aperta una call for papers per contributi sui temi dei dati geografici liberi e del software libero.

Informazioni sull’evento

FOSS4G-IT-OSMit è uno degli appuntamenti di riferimento a livello nazionale per utilizzatori e sviluppatori di software geografico libero e per produttori e fruitori di dati geografici liberi, senza tralasciare le occasioni di scambio tra le persone appartenenti a tutte le comunità che  guardano alle soluzioni libere nel campo dell’informazione geografica, anche come occasione di condivisione della conoscenza.

La partecipazione al convegno è libera e gratuita, grazie all’attività volontaria degli organizzatori e al supporto degli sponsor, ma è richiesta la registrazione. Per la partecipazione ai workshop, invece, è richiesta una quota di partecipazione. Per i soci delle associazioni  GFOSS.it APS e Wikimedia Italia la partecipazione ai workshop è gratuita.

Maggiori informazioni sul sito dell’evento.

GFOSS.it APS

L’Associazione Italiana per l’Informazione Geografica Libera – GFOSS.it  nasce nel 2007 grazie alle prime comunità del software libero italiano  legate a GRASS, che decisero di riunirsi in associazione per portare avanti la principale missione legata allo sviluppo, la diffusione e  la tutela del software esclusivamente libero e a “codice aperto” (open source), oltre alla promozione degli standard aperti per  l’informazione geografica, il libero accesso ai dati geografici e il  trasferimento tecnologico, nel motto di “Free as in Freedom”.

È inoltre il capitolo locale italiano di OSGeo e dal 2023 è iscritta nella sezione delle Associazioni di Promozione Sociale (APS) del Registro Unico Nazionale del Terzo Settore.

Wikimedia Italia

Wikimedia Italia è un’Associazione di Promozione Sociale che dal 2005 favorisce il miglioramento e l’avanzamento del sapere e della cultura e partecipa all’organizzazione dell’evento in quanto capitolo italiano di OpenStreetMap.

Immagine: OSMit 2023 – Group photo 2 di Anisa Kuci, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Speck&Tech incontra Wikimedia Italia

Tuesday, 29 October 2024 16:03 UTC

Mercoledì 6 novembre a Trento Alessio Melandri, presidente di Wikimedia Italia, sarà ospite dell’associazione culturale Speck&Tech con un talk sul mondo dei progetti Wikimedia e OpenStreetMap. L’evento, dal titolo “The Web Knows” è incentrato sui temi della conoscenza collaborativa, dell’intelligenza artificiale e del web scraping.

I progetti Wikimedia e l’importanza dei dati aperti

L’intervento di Melandri sarà incentrato su Wikipedia e OpenStreetMap e sui processi collaborativi alla base del loro funzionamento. Si parlerà di cosa significa partecipare attivamente alla crescita e al miglioramento di questi strumenti e dell’importanza dell’utilizzo di dati aperti, come quelli presenti su Wikidata, come integrazione per ricerche avanzate e applicazioni pratiche.

Infine, il talk intende esplorare il ruolo che strumenti come Wikipedia e OpenStreetMap hanno nel supportare e sostenere azioni umanitarie ed educative, in Italia e nel resto del mondo. I progetti Wikimedia vogliono essere, infatti, non semplici strumenti di consultazione, ma veri e propri beni comuni digitali, in grado di favorire lo sviluppo delle comunità locali e della partecipazione attiva alla vita comune.

Come partecipare

Per partecipare a “The Web Knows” è necessaria la prenotazione. Per chi non può partecipare di persona ma è interessato a seguire il talk, sarà disponibile la diretta streaming dell’evento sul canale Youtube di Speck&Tech.

L’evento è organizzato da Speck&Tech in collaborazione con NOI Techpark Südtirol e grazie al supporto di Wikimedia Italia.

Speck&Tech

Speck&Tech è un’associazione culturale con sede a Trento che ha l’obiettivo di creare una comunità di persone unite dalla passione per la tecnologia, l’innovazione e molto altro. Dal 2016 ha organizzato e ospitato più 60 eventi con cadenza mensile, e dal 2023 ha introdotto due nuove attività: Pan e Botóni, dedicata al tema della tech literacy per le fasce di popolazione più anziane, e Speck&Trek, giornate di trekking sulle Alpi in cui, a fine passeggiata, si parla di temi riguardanti il panorama attuale delle innovazioni tecnologiche.

Immagine: Alessio Melandri in 2024 di Dario Crespi (WMIT), CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Alla scoperta dei grani antichi con Wiki Loves Sicilia

Tuesday, 29 October 2024 13:46 UTC

Continua il nostro resoconto dell’evento itinerante organizzato dai Wikimediani siciliani, che dopo la tappa di Catania è arrivato in provincia di Caltanissetta. Sabato 26 e domenica 27 ottobre si è svolto infatti un secondo appuntamento di Wiki Loves Sicilia, questa volta incentrato sul tema dei grani antichi e del patrimonio agroalimentare della città.

Alla scoperta delle tradizioni siciliane

I lavori sono stati aperti da una visita di Caltanissetta guidata da un Wikimediano esperto di storia locale, con varie soste per scoprire e fotografare la gastronomia tipica della città.

Il secondo giorno, invece, i Wikimediani si sono recati nel paese di Santa Caterina Villarmosa, presso l’azienda agricola Le Antiche Tradizioni, che produce grani Timilia, Taganrog e Maiorca, ma anche lavanda, olive, mandorle e altri prodotti. Qui hanno raccolto informazioni e documentato il processo di fabbricazione di biscotti a base di farina di farro. Durante il laboratorio sono state scattate dai partecipanti più di cinquanta foto, oltre a diversi video, che sono poi stati caricati su Wikimedia Commons con licenza CC BY-SA 4.0.

Oltre a documentare il lavoro e diffonderlo al grande pubblico, queste immagini sono di grande utilità per tutta la comunità dei volontari per illustrare le voci di Wikipedia e degli altri progetti Wikimedia.

Un’occasione di contribuzione su Wikipedia

Non poteva mancare una parte di contribuzione su Wikipedia, durante la quale i partecipanti hanno lavorato alla creazione di uno strumento tecnico di grande importanza per condividere informazioni in maniera efficiente: la creazione di un infobox, la tabella posta alla destra degli incipit di tante voci. Nello specifico, mancava un infobox dedicato alle specie di piante coltivate: i volontari hanno quindi creato l’infobox Cultivar, inserendolo poi all’interno di una ventina di voci dedicate ai grani autoctoni siciliani.

Questo evento ha anche permesso di parlare di Wikipedia a varie persone che lavorano sulla valorizzazione del patrimonio e della gastronomia in provincia di Caltanissetta, di spiegare come funziona l’enciclopedia collaborativa, e di sensibilizzare alla necessità di utilizzare fonti affidabili e foto sotto licenza libera per migliorare i contenuti di Wikipedia.

I prossimi appuntamenti

La serie di eventi Wiki Loves Sicilia proseguirà con un evento sul tema del formaggio a Ragusa il 22, 23 e 24 novembre, e un incontro sul tema dello street food il 14 e 15 dicembre a Palermo, in occasione del quale vi sarà anche la presentazione dei prossimi passi del progetto.

Maggiori informazioni, iscrizioni e contatti alla pagina dedicata all’evento.

Immagine: Visit of a farm in Santa Caterina Villarmosa (CL) during Wiki Loves Sicilia 2024, di Auregann, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Le voci più lette su Wikipedia a settembre 2024

Friday, 25 October 2024 12:22 UTC

Poche cose ci raccontano del Paese in cui viviamo e delle sue vicissitudini quanto la classifica delle voci più lette su Wikipedia. Scopriamo allora, grazie all’aiuto del volontario di Wikipedia Oltrepier, quali sono state le persone e le vicende più rilevanti per gli italiani a settembre 2024.

1. Salvatore Schillaci

L’ex calciatore palermitano è morto lo scorso 18 settembre, a 59 anni, a causa di una recidiva di un tumore al colon che lo aveva già colpito due anni fa. Schillaci era molto noto al pubblico non solo per le sue divertenti esultanze e per il suo modo di fare genuino, ma anche per il ruolo da protagonista guadagnatosi con la nazionale italiana ai Mondiali casalinghi del 1990, in cui, nonostante fosse partito da riserva, aveva poi segnato sei gol in sette partite, diventando capocannoniere ed MVP del torneo e contribuendo al terzo posto finale degli Azzurri. Nominato per il Pallone d’Oro (poi vinto da Lothar Matthäus) nello stesso anno, lungo la sua carriera l’attaccante ha vestito le maglie di Messina, Juventus, Inter e Júbilo Iwata.

2. Lyle ed Erik Menéndez

I due fratelli statunitensi sono tristemente famosi per l’omicidio compiuto nei confronti dei loro genitori nel 1989; in seguito al delitto, entrambi sono stati arrestati l’anno seguente, e infine condannati all’ergastolo nel 1996. Ora, la storia del terribile crimine è stata raccontata anche nella serie Monsters: la storia di Lyle ed Erik Menéndez (secondo capitolo dell’antologia creata da Ryan Murphy e Ian Brennan), disponibile su Netflix a partire dal 19 settembre scorso, e in cui i due killer sono interpretati, rispettivamente, da Nicholas Chavez e Cooper Koch.

3. Gennaro Sangiuliano

L’ormai ex Ministro della Cultura si è dimesso dal proprio incarico il 6 settembre scorso, principalmente a causa degli strascichi del caso politico riguardante l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, che aveva dichiarato di essere una collaboratrice di Sangiuliano nelle sue attività istituzionali, pur non avendo alcun titolo ufficiale; alcuni giorni prima di dimettersi, l’ex direttore del TG2 aveva anche ammesso di aver avuto una relazione extraconiugale con Boccia. Al momento, Sangiuliano è indagato per peculato e rivelazione e diffusione di segreto d’ufficio dalla Procura di Roma, mentre la Corte dei Conti del Lazio ha aperto a suo carico un fascicolo  per danno erariale, in relazione alle eventuali spese con denaro pubblico sostenute per l’imprenditrice campana.

4. Alessandro Giuli

In sostituzione del dimissionario Sangiuliano, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha nominato il giornalista romano, fino a quel momento presidente della Fondazione MAXXI, come nuovo Ministro della Cultura. Ex militante del Fronte della Gioventù e di maturità classica al Liceo Tasso, Giuli era noto anche ai lettori del Foglio, di cui è stato condirettore fino al 2017, e della rivista Tempi (di stampo cattolico conservatore), che ha diretto. Ha inoltre curato alcune trasmissioni televisive su Rai 2, nessuna delle quali ha però riscosso grande successo.

5. Jannik Sinner

Il tennista altoatesino ha confermato il suo grande stato di forma anche a settembre, mese in cui ha vinto lo US Open, grazie al successo in finale su Taylor Fritz, aggiudicandosi così il suo secondo titolo del Grande Slam (dopo l’Australian Open a gennaio) e consolidando la propria posizione al vertice del ranking mondiale. Tuttavia, alla fine del mese Sinner ha anche ricevuto una cattiva notizia, riguardante l’impugnazione, da parte dell’Agenzia mondiale antidoping, della sentenza che lo aveva inizialmente assolto dalle accuse relative alla sua doppia positività al Clostebol durante il torneo di Indian Wells dello scorso marzo.

6. Luca Salvadori

Il pilota motociclistico milanese è scomparso tragicamente il 14 settembre 2024, a soli 32 anni, a causa dei traumi riportati in un grave incidente durante le qualifiche di una gara del campionato IRRC, in programma a Frohburg. Figlio di Maurizio, fondatore e direttore della scuderia Trident Motorsport,  Salvadori era conosciuto soprattutto per aver corso nel Campionato Italiano Velocità, in MotoE e nel National Trophy 1000, in cui ha ottenuto la vittoria postuma del titolo dopo la sua morte. Gestiva inoltre un fortunato canale YouTube, in cui parlava di diversi temi legati al motociclismo, inclusa la sua carriera.

7. Paola Marella

L’amata architetta e conduttrice televisiva è mancata lo scorso 21 settembre, a 61 anni, per via delle complicanze di un adenocarcinoma del pancreas metastatico. Nata a Milano, Marella (che in precedenza aveva già superato un cancro al seno) ha inizialmente lavorato come architetta e agente immobiliare; a partire dal 2006, ha intrapreso una fortunata carriera televisiva, legando il proprio nome soprattutto all’emittente Real Time, per cui ha condotto programmi come Cerco casa disperatamente e Vendo casa disperatamente.

8. Luca Giurato

Il giornalista e conduttore televisivo romano si è spento l’11 settembre scorso, a 84 anni, in seguito a un infarto miocardico acuto. Oltre che per le sue frequenti e divertenti gaffe (riprese con regolarità dalla Gialappa’s Band), Giurato era ricordato per la sua carriera pluridecennale in Rai, in cui aveva fatto il suo ingresso nel 1986, dirigendo il Giornale Radio 1, per poi diventare vice-direttore del TG1, e infine passare alla conduzione di diverse trasmissioni di punta, e in primis Domenica inUnomattina.

9. Omicidio di Elisa Claps

Come successo per il delitto della famiglia Menéndez, anche la tragedia riguardante la ragazza sedicenne di Potenza, sparita nel nulla nel 1993 e ritrovata morta solo nel 2010, è stata recentemente raccontata in una serie dedicata, Dove Nessuno Guarda. In realtà, il documentario (realizzato da Pablo Trincia e prodotto da Sky Italia) era già stato pubblicato sotto forma di podcast su Chora Media nell’agosto del 2023; ora, però, la serie d’inchiesta è approdata anche in chiaro, venendo trasmessa in quattro puntate su TV8 a partire dal 16 settembre.

10. Maggie Smith

L’apprezzatissima e esperta attrice inglese ci ha lasciati il 27 settembre, a poca distanza dal suo novantesimo compleanno. Lungo la sua carriera, durata più di 70 anni (!), Smith ha ottenuto numerosi riconoscimenti, fra cui due Premi Oscar (per La strana voglia di Jean nel 1970 e per California Suite nel 1979), quattro Emmy e un Tony Award (che le ha permesso di completare la cosiddetta Triple Crown of Acting), oltre a tre Golden Globe, cinque Premi BAFTA e altrettanti SAG Awards. Era nota al grande pubblico per le sue interpretazioni in film come Camera con vista (1986), Hook – Capitan Uncino (1991), Sister Act (1992) e Un tè con Mussolini (1999), nonché per i suoi ruoli nella saga di Harry Potter, in cui vestiva i panni della professoressa Minerva McGranitt, e nella serie drammatica Downton Abbey.

Immagini:

Dame Maggie Smith 1973, di N/A studio, Pubblico dominio, via Wikimedia Commons

Mattarella Giuli 2023, di Quirinale.it, via Wikimedia Commons

Ci sono giornalisti e giornalisti

Sunday, 8 September 2024 17:03 UTC

L'IP che ha eliminato la data di morte di Schillaci Purtroppo pare che Totò Schillaci abbia avuto una recidiva del tumore al colon che l’aveva colpito. Purtroppo la mamma dei cretini è sempre incinta, e un utente anonimo oggi alle 15 aveva modificato la voce di Wikipedia sul protagonista di Italia 90, indicandone la morte. La falsa notizia è stata tolta un paio d’ore dopo da un altro utente anonimo, non prima che Repubblica scrivesse ” Addirittura il profilo di Wikipedia, come spesso accade, aveva proposto un aggiornamento di pessimo gusto annunciando la scomparsa nel 59enne proprio in data 8 settembre 2024.” (sì, la frase non ha senso: se il vandalo ha scritto oggi e l’articolo è di oggi, specificare la data non serve a nulla).

L’utente che ha inserito la morte di Schillaci è un siciliano non meglio identificabile, almeno con le informazioni pubbliche che io come tutti voi ho a disposizione. Invece si sa qualcosa di più dell’utente che ha tolto la data di morte, come potete vedere dall’immagine: si connetteva dalla sottorete pubblica del Messaggero, e presumibilmente è un giornalista. Per quel poco che può valere, voglio ringraziarlo pubblicamente.

Ultimo aggiornamento: 2024-09-08 19:03

Certe cose non cambiano mai

Friday, 12 July 2024 08:50 UTC

Per la quarta volta la Wikimedia Foundation non è stata accettata come membro osservatore WIPO. (Ne avevo già parlato due anni fa, quando si era provato a chiedere di entrare come osservatori i capitoli nazionali).
Per la quarta volta il veto è arrivato dalla Cina.
Direi che non c’è molto da aggiungere.

Ultimo aggiornamento: 2024-07-12 10:50

La grande bontà della SIAE

Friday, 31 May 2024 02:51 UTC

il logo SIAE Mi ero perso questo articolo di Capodanno, che raccontava di come un giudice di pace aveva dato torto alla SIAE in un caso in cui una rivista aveva pubblicato delle foto di opere di autori contemporanei ed era stata citata a giudizio perché non aveva pagato i diritti: nella sentenza il giudice ribadì “il principio cardine della legge sul diritto d’autore, in base alla quale è libero l’uso delle immagini ai fini di critica e discussione e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica”.

Mi ero anche perso (occhei, non è che io legga più tanto spesso Repubblica questo articolo di mercoledì, dove il gruppo GEDI si lamentava perché giornali e riviste – ma anche i musei – faticavano a sapere quanto avrebbero dovuto pagare per l’uso delle immagini, e in caso il preventivo arrivasse era esorbitante.

Ora il presidente della SIAE Salvatore Nastasi annuncia che le cose cambieranno: «Nei prossimi giorni proporrò al consiglio di gestione della Società una soluzione che rispetti le norme ma che consenta di mettersi al passo coi tempi e in linea con le principali nazioni europee. Va infatti ricordato che in Europa ogni Paese tratta questo argomento in maniera diversa».

Vi siete accorti di una cosa? Nastasi non parla di legge, anche perché come citato sopra il testo della legge parla chiaro: se stai raccontando di una mostra (diritto di cronaca) e usi immagini che non possono in pratica essere rivendute come opere tu hai il diritto di farlo. Nastasi sta dicendo che la SIAE eviterà benignamente di chiederti i soldi, sapendo che citarti a giudizio porterebbe a un’ulteriore sconfitta: certo, tra un paio d’anni, ma gente tignosa ce n’è sempre. D’altra parte il punto è sempre lo stesso: gli autori, soprattutto quelli piccoli che ottengono solo le briciole e presumibilmente non vedono nemmeno un euro di questi diritti che finiscono in un unico calderone, ci guadagnano di più a essere citati in un articolo di giornale o nella brochure di una mostra oppure nel modo che la SIAE persegue attualmente?

D’altra parte è una vita che Wikipedia aspetta un decreto attuativo che specifichi quale sia la bassa risoluzione per le immagini ammessa dal comma 1 bis dell’articolo 70 della legge sul diritto d’autore, e immagino che finché ci sarà la SIAE potremo aspettare ancora una vita o due…

Autarchia artistica

Monday, 8 April 2024 02:51 UTC

Particolare dell'uomo vitruviano
L’anno scorso un tribunale italiano aveva stabilito che Ravensburger doveva pagare i diritti allo stato italiano se voleva fare un puzzle raffigurante l’Uomo vitruviano di Leonardo, insomma la figura che vedete su una faccia delle italiche monete da un euro. Come fa a essere sotto copyright? forse vi chiederete. La risposta è “no, non è ovviamente sotto copyright né lo è mai stato, ma lo Stato Italiano nella sua indefinita saggezza ha deciso che le opere da esso possedute non possano essere riprodotte se non pagando al suddetto Stato un balzello. Tutto questo è stato definito più volte da governi di ogni colore, dal Codice Urbani sotto la buonanima di Berlusconi all’Art Bonus di Franceschini fino agli attuali tariffari (oggettivamente da poco ridotti di costo) con l’attuale governo.

Qualche giorno fa, però, una corte di Stoccarda ha sostanzialmente detto “In Italia potete fare quello che vi pare, o quasi: ma non potete pretendere che all’estero si rispetti quella che è una vostra legge locale”. Qual è il risultato pratico? Lo Stato (cioè noi) ha sprecato un po’ di soldi per fare un’inutile causa in Germania; Ravensburger e gli altri si limiteranno a non vendere in Italia cose basate su opere d’arte italiana; e noi rimarremo cornuti e mazziati. Ma forse è tutta una manovra dell’attuale governo, che si sta fregando le mani all’idea che potrà autarchicamente rafforzare l’italica filiera con produttori nostrani felicissimi di pagare per presentare alla nazione la nostra passata ingegnosità.

Perlomeno dal punto di vista di Wikipedia siamo un po’ più tranquilli: l’immagine dell’Uomo vitruviano può tranquillamente restare, e se noi italiani non potremo usarla a fini commerciali qualcuno se ne farà una ragione.

(l’immagine è ovviamente un particolare dell’Uomo vitruviano, vedi Wikimedia Commons)

Paga Pantalone

Monday, 6 November 2023 03:51 UTC

D.M. 161 11/04/2023 LINEE GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEGLI IMPORTI MINIMI DEI CANONI E DEI CORRISPETTIVI PER LA CONCESSIONE D’USO DEI BENI IN CONSEGNA AGLI ISTITUTI E LUOGHI DELLA CULTURA STATALIPiergiovanna Grossi è un’attiva wikipediana. Ma è anche una professoressa a contratto e una ricercatrice, e le è capitato di scrivere un articolo per una rivista locale di settore un articolo sull’attribuzione dell’ex Oratorio del Montirone ad Abano Terme, il tutto corredato con due foto che lei stessa aveva scattato all’archivio di Stato di Venezia. Bene: dopo aver pagato 16 euro per un preventivo, ha ancora dovuto sborsare 2 (due) euro per il privilegio di poter scattare e utilizzare due foto… oltre ad altri 32 euro di marche da bollo.

Il tutto è stato raccontato la scorsa settimana sul Corriere da Gian Antonio Stella (al quale ho un solo appunto da fare. Mi sta anche bene che “è ovvio che l’Italia ha il dovere di mettere dei paletti contro l’uso di foto del David di Michelangelo con delle sneakers ai piedi o del Bacco di Caravaggio con uno smartphone in mano”: ma per quello basta un decreto ministeriale che vieti un uso non documentale delle immagini.) La beffa ulteriore, se ci fate caso, è che dopo tutto il carteggio burocratico con la direttrice i soldi che vanno all’archivio di Stato sono appunto 2 (due) euro: il resto se l’è intascato lo Stato. Insomma, non siamo neppure alla storia del puzzle Ravensburger (che finirà con il produttore che dovrà pagare la sanzione e si guarderà bene da produrre altri puzzle con opere site in Italia, e lo stesso capiterà con tutti gli altri: ottima pubblicità per il nostro patrimonio artistico).

Il ministro Sangiuliano che ha emanato il decreto in questione è solo l’ultimo esponente di una classe politica che è convinta non solo che il patrimonio artistico sia un bancomat, ma anche appunto che si pubblicizzi da solo. Beh, non penso che l’ex Oratorio del Montirone sarà molto visitato, pubblicità o non pubblicità: ma proprio per questo è ancora più sconcertante la richiesta di un balzello…

Wikipedia e i conformismi

Wednesday, 23 August 2023 15:58 UTC

Siamo in estate, non che molto da dire, e così Carlo Lottieri spiega sul Giornale (nella sezione”spettacoli”, chissà come mai) “Così Wikipedia è diventata il baluardo del conformismo“. Bisogna ammettere che Lottieri di conformismo ne sa a pacchi: il suo articolo precedente di domenica si intitola infatti “Così l’università è diventata il regno del conformismo”. Quando hai un bel titolo, perché non sfruttarlo? Io avrei altro da fare, ma sono in spiaggia, fa caldo e per rilassarmi un po’ mi sono messo a commentarlo punto per punto.

Cominciamo da quando Lottieri racconta che

Wikipedia nacque da un’intuizione libertaria. Secondo lo stesso Jimmy Wales, che aveva seguito un corso di teoria economica alla Auburn University, fu la lettura dell’economista Friedrich A. von Hayek a suggerire l’ipotesi di questa enciclopedia on line di cui tutti possono essere i redattori.

Beh, non è proprio così. Inutile dire che l’articolo non contiene nessuna fonte per le affermazioni di Lottieri: mica sta scrivendo Wikipedia. La fonte ve l’ho trovata io e dice questo: “to share and synchronize local and personal knowledge, allowing society’s members to achieve diverse, complicated ends through a principle of spontaneous self-organization.” e ancora “When information is dispersed (as it always is), decisions are best left to those with the most local knowledge.” Tenete a mente soprattutto questa seconda frase. (poi io sono convinto che quella di Jimbo sia una razionalizzazione a posteriori: ricordate che Wikipedia nasce come testo di lavoro per scrivere Nupedia che era tutto meno che autoorganizzata).

Nella più classica costruzione di una polemica, Lottieri continua scrivendo

Sul piano delle informazioni si può essere ragionevolmente fiduciosi che Wikipedia sia credibile, anche grazie al costante monitoraggio riservato a ogni lemma.

(Occhei, i lemmi sono in un dizionario e non in un’enciclopedia, ma evidentemente il liberismo non fa di queste distinzioni) Non che questo sia vero, come sanno tutti quelli che passano tanto tempo su Wikipedia, ma tant’è. Ma poi continua

È però evidente che tra gli autori (tra coloro che spontaneamente e senza remunerazione redigono i testi) è più facile trovare professori di scuola media invece che artigiani, bibliotecari invece che imprenditori, e via dicendo. I primi hanno più tempo a disposizione e spesso si ritengono adeguatamente competenti per trattare questioni di diritto, metafisica, sociologia, letteratura spagnola e via dicendo.

E qui si cominciano a vedere le sue fallacie. Per chi “è evidente”? Perché “è evidente?” Dando per buono che imprenditori e artigiani abbiano meno tempo a disposizione perché loro devono tenere in piedi l’economia – ma vi assicuro che gli imprenditori ci sono eccome, solo che l’unica conoscenza locale che paiono avere è quella del loro CV, e per le regole di Wikipedia in lingua italiana i CV vengono cancellati senza se e senza ma – cosa gli fa dire che loro si ritengono competenti per tutto? Il tutto senza contare che Wikipedia da buona enciclopedia raccoglie e organizza informazioni altrui, e le competenze per organizzare l’informazione sono molto più semplici da ottenere rispetto a quelle per crearla. Continuiamo:

Ne discende che nelle voci dell’enciclopedia on line troviamo uno spirito da servizio pubblico che si converte in un costante tono censorio verso ogni eresia.

Lo spirito da servizio pubblico c’è, tranne per i tanti che ritengono di essere gli unici depositari della verità. Perché si convertirebbe in un tono censorio contro ogni eresia? Non ci è dato di sapere. Forse è perché

Va aggiunto, inoltre, che esiste un comune sentire che unisce la maggior parte di quanti hanno letto, nel corso della loro vita, un certo numero di libri.

Me l’avevano sempre detto, che leggere troppi libri fa male. La conoscenza locale si ottiene lavorando, mica leggendo! Non può poi mancare il solito attacco frontale:

[…] Si tratta dei cosiddetti «amministratori», a cui spetta anche di decidere in un senso o nell’altro quando le divergenze si fanno ingestibili. Basta leggere qualche discussione per comprendere che si tratti per lo più di quella piccola porzione della popolazione che, in Italia, quando al mattino va all’edicola compra La Repubblica oppure il Corriere della Sera.

Per quanto mi riguarda, ho smesso da un pezzo di leggere giornali italiani se non per qualche articolo come questo che mi viene segnalato; ho sentito qualche altro sysop e sono tutti sulla mia linea, anche perché quando uno ha lavorato un po’ su Wikipedia comincia a non fidarsi troppo di qualunque notizia.

Il risultato è una mancanza di senso critico che rende Wikipedia assai sbilanciata a favore di talune posizioni.

Altra affermazione apodittica. Anche ammettendo il percorso logico “essendo gente che legge solo Repubblica e Corriere le loro posizioni sono spiaggiate sul mainstream”, faccio notare come gli amministratori (il soggetto della frase) non scrivono loro le voci su Wikipedia. Possono al più cancellare una voce, ma non piegarla eliminando “il senso critico “. Lo fanno in maniera coercizione bloccando chi non la pensa come loro? Se fosse vero basterebbe fare esempi espliciti. Ricordo che la storia di una voce è pubblica, e si può vedere se c’è una campagna sistematica.

L’unico punto su cui devo dare ragione sul metodo a Lottieri è quello che scommetto gli sta davvero a cuore (oppure su cui gli è stato chiesto di scrivere): quando cioè si lamenta che nella voce sul riscaldamento globale

In effetti, le tesi di quanti sono scettici al riguardo (premi Nobel inclusi) non sono citate: neppure per essere contestate.

Almeno a ora, la sezione relativa non riporta nulla al riguardo, e la cosa è contro le linee guida che richiedono che opinioni in minoranza siano riportate con il rilievo corretto (minimo in questo caso, perché la minoranza è minima, ma non nullo). Al solito, Lottieri si è però dimenticato di fare nomi e ho dovuto mettermici io. A parte la vecchia storia di Rubbia, immagino si riferisca a John Clauser. (Apprezzerete che io abbia scelto un link a suo favore, spero). Non so se notate un fil rouge: Rubbia è un fisico teorico delle particelle, Clauser un fisico quantistico. Sicuramente grandi scienziati, ma la loro “conoscenza locale” della climatologia sarà probabilmente superiore alla mia ma ben lontana dall’essere a tutto campo. E allora che diavolo c’entra Hayek? Chiaramente nulla, almeno per quanto riguarda l’organizzazione di Wikipedia. Spero che a quella voce si aggiunga un capoverso sulle attuali teorie non mainstream, che tra l’altro mi pare siano cambiate nel tempo (prima si negava il contributo antropico, ora si dice che non è rilevante e comunque le variazioni che vediamo sono normali se non ci si limita a considerare gli ultimi 150 anni), ma anche se ci sarà non credo Lottieri sarà contento.

Termino pensando male e facendo peccato. Ora il Giornale è della famiglia Angelucci che ha sicuramente il dente avvelenato contro Wikipedia. Aspettatevi tanti altri articoli così.

Aggiornamento: mi è stato fatto notare che esiste la voce Controversia sul riscaldamento globale. Se però non c’è un collegamento diretto dalla sezione della voce principale,come fa il povero utente (io o Lottieri) a trovarla?

Ultimo aggiornamento: 2023-08-24 08:27

Alessandro Orsini, Wikipedia e querele

Monday, 19 June 2023 09:22 UTC

Alessandro Orsini è un professore universitario (associato, se non sbaglio). È anche un opinionista televisivo, soprattutto a partire dall’invasione russa dell’Ucraina dove la sua posizione nettamente filorussa lo ha fatto diventare un invitato seriale. Un corollario di questa presenza è che i suoi fan hanno cominciato a cercare di inserire la voce su di lui in Wikipedia.

Ma nell’edizione italiana di Wikipedia ci sono varie regole per definire se qualcosa o qualcuno è da ritenere rilevante e quindi inseribile nell’enciclopedia (nel gergo wikipediano si dice “enciclopedico”). Essere professore universitario non rende enciclopedici. Essere un opinionista televisivo meno ancora. La situazione rimase in stallo finché non si notò che nel 2010 Orsini vinse il Premio Acqui Storia con il suo libro Anatomia delle Brigate Rosse. Il Premio Acqui è considerato rilevante, e per traslato anche Orsini è considerato rilevante come scrittore. Le informazioni sulla sua carriera universitaria e la sue apparizioni televisive appaiono, ma come aggiunte secondarie.

Il problema è che il suddetto libro ha avuto in gran maggioranza recensioni molto negative, che quindi occupavano buona parte del contenuto. (Io non l’ho letto, quindi non posso dare un giudizio personale). Questo non piaceva a Orsini e ai suoi fan, e la voce in tutto questo tempo è stata un campo di battaglia. Siamo arrivati al doxxing, con un amministratore che dalle pagine del Fatto Quotidiano è stato accusato da un utente di nickname Gitz6666 di essere in conflitto di interessi su quella voce e si è dimesso; e giovedì scorso un avvocato ha mandato una PEC a Wikimedia Italia (che non c’entra un tubo, ma questo concetto non è mai entrato in testa) chiedendo la cancellazione, entro 5 giorni, della voce su Orsini che ritiene diffamatoria e informazioni sull’identità di sei amministratori di wikipedia in italiano per sporgere querela per diffamazione nei loro riguardi.

Io non dovrei essere tra i sei, considerando che non sono stato contattato: d’altra parte l’unica modifica che avevo fatto su quella voce era stata sostituire alla frase

In occasione della partecipazione di Orsini ad alcune trasmissioni televisive, suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni sul tema dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra e le critiche alla debolezza dell’Unione europea.

la frase

Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra.

dove non mi pare di vedere diffamazione. AD ogni modo Wikimedia Italia ha detto di contattare la Wikimedia Foundation, cosa che immagino sia stata fatta perché in questo momento la voce è oscurata e protetta, e immagino non tornerà mai su Wikipedia in lingua italiana se non per circostanze eccezionali, tipo l’assegnazione del Nobel per la pace. Non ho idea se ciò che voleva Orsini fosse proprio la cancellazione e non la sostituzione con un testo agiografico: ad ogni modo è andata così, e Wikipedia sopravviverà anche senza dire a tutti chi è Alessandro Orsini.

Aggiornamento: (12:15) E invece no, a quanto pare a Orsini bastava che il mondo non sapesse attraverso Wikipedia delle stroncature del suo libro. È chiaro che io non capirò mai la mente umana.

Ultimo aggiornamento: 2023-06-19 12:23

Quanto ci costa la cultura

Tuesday, 23 May 2023 02:51 UTC
la finta fontana di Trevi in Brasile

no, non è quella vera

Nel silenzio generale, il mese scorso è stato approvato il D.M. 161 11/04/2023 del Ministero della Cultura, “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”. In pratica, se uno vuole fare una foto di un monumento (non sotto copyright), magari per una pubblicazione accademica, dovrà sganciare un discreto numero di euro al MiC: euro che forse – ma non è detto – basteranno per pagare i funzionari che dovranno far girare tutta la trafila burocratica. Il tutto cercando di convincere il volgo che ce lo chiede l’Europa, dato che il decreto recita tra l’altro

«VISTA la Direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE, recepita mediante il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177»

Il tariffario è assurdo: non lo diciamo noi di Wikimedia Italia ma l’Associazione Italiana Biblioteche, che nota come per esempio chiedere copie digitali costi il triplo delle stesse copie (nel senso di avere la stessa risoluzione) stampate. Ma soprattutto è un ulteriore tassello per impedire di pubblicizzare i nostri beni culturali. Questo non lo pensa solo il governo: in questi giorni il tribunale di Firenze ha sentenziato che non si può usare l’immagine del David di Michelangelo senza autorizzazione e senza aver pagato i diritti (occhei, in questo caso il tariffario dice 20000 euro: il funzionario se lo pagano), con un ulteriore esborso di 30000 euro per l’editore che «ha insidiosamente e maliziosamente accostato l’immagine del David di Michelangelo a quella di un modello, così svilendo, offuscando, mortificando, umiliando l’alto valore simbolico ed identitario dell’opera d’arte ed asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale». Non che io capisca perché quei soldi debbano andare alla Galleria dell’Accademia e non a un eventuale fondo statale, ma tant’è.

Mi chiedo solo cosa faranno adesso con la copia della Fontana di Trevi costruita in Brasile… altro che Totò!

L’invecchiamento di Wikipedia

Wednesday, 28 December 2022 03:04 UTC


Questo è un frammento della voce attuale di Wikipedia sulla rete tranviaria di Nizza. Tutto bene, se non fosse per il fatto che la linea 2 è in funzione dal 2019 (sono un po’ più veloci di noi, mi sa).

Non è la prima volta che mi è capitato di trovare voci create e poi lasciate lì a vegetare senza aggiornamenti. È ovvio che nessuno è obbligato a mantenere a vita una voce: però casi come questo fanno capire che non bisogna mai dare per scontato quello che si trova scritto…

(L’altra faccia della medaglia è la cancellazione immediata dei cosiddetti “recentismi”, aggiunte su fatti del giorno che tra qualche mese saranno giustamente considerati inutili…)

Anglofilia

Wednesday, 21 December 2022 10:04 UTC

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-21 11:04

Come farsi aggiornare la voce Wikipedia su di sé

Wednesday, 21 December 2022 03:04 UTC

Emily St. John Mandel è una scrittrice canadese nota per i suoi libri Stazione Undici (credo che ne abbiano fatto anche una serie tv, ma è un campo in cui non mi addentro) e Mare della tranquillità. Qualche giorno fa ha scritto un tweet chiedendo chi poteva intervistarla… per poter far sì che nella sua voce su Wikipedia (in inglese, in quella italiana non era nemmeno scritto che era sposata) che era divorziata. In qualche ora Slate ha pubblicato un’intervista dal titolo che dice “Un’intervista del tutto normale con la scrittrice Emily St. John Mandel” e catenaccio “Solo per chiedere all’autrice di Station Eleven e Sea of Tranquility che ha fatto quest’anno, tutto qui”. E in effetti la voce di en.wiki è stata immediatamente aggiornata. In realtà non serviva nemmeno l’intervista: almeno fino ad oggi, la spunta blu di Twitter è una verifica dell’identità della persona, e quindi la prima fonte che attestava il divorzio è stato quel tweet, sostituito poi dal link all’intervista.

Per quanto la cosa vi possa sembrare stupida (e sicuramente è sembrata tale a Mandel), Wikipedia funziona così. Un’affermazione deve avere una fonte affidabile, e nessuno può sapere se l’utente che scrive “Emily St. John Mandel è divorziata” è effettivamente Mandel o qualcuno che vuole fare uno scherzo. Leggendo il thread su Twitter, però, mi sa che il contributore che le ha detto che “occorreva una fonte comparabile” ha fatto un po’ di casino: come ho scritto, quello che conta è una fonte affidabile che si possa citare con tranquillità.

Un’ultima curiosità: nell’intervista a Slate, Mandel scrive che vedersi ancora definita sposata (si è separata ad aprile dal marito, e il divorzio è stato concesso a novembre) “was kind of awkward for my girlfriend”. Ieri BBC ha scritto un articolo in cui affermavano che si erano offerti anche loro di intervistare Mandel. Com’è, come non è, nel loro articolo quella frase non c’è :-)

Inventori farlocchi del tostapane

Monday, 21 November 2022 03:04 UTC

Adam Atkinson mi ha segnalato questo articolo della BBC in cui si racconta come per dieci anni la voce inglese sul tostapane indicava come suo inventore una persona inesistente di nome Alan MacMasters. A quanto pare, durante una lezione universitaria il professore sconsigliò gli studenti di usare Wikipedia come fonte, facendo l’esempio della voce “toaster” dove si diceva che l’inventore era un tale Maddy Kennedy. L’Alan MacMasters reale era uno di quegli studenti, e un suo amico modificò la voce indicando come inventore appunto “Alan Mac Masters”. Il guaio è che poco dopo il Daily Mirror osannò MacMasters come un grande inventore scozzese, e le citazioni continuarono a crescere, anche perché MacMasters creò una voce sul suo inesistente omonimo con tanto di fotografia (ovviamente ritoccata per farla sembrare ottocentesca). MacMasters fu addirittura proposto come personaggio da raffigurare nelle banconote scozzesi, anche se a quanto pare la Bank of Scotland ebbe dei dubbi e lo scartò. Solo poco tempo fa un ragazzino ebbe dei dubbi sulla biografia di MacMasters e mise in moto le squadre wikipediane di verifica, che hanno scoperto la burla.

E in Italia? MacMasters non è mai stato inserito nella voce, ma nel 2018 un anonimo aggiunse il seguente capoverso:

nel 1897 Carlos Decambrè, inventò il ”tost” che si diffuse in tutta europa. questo tost veniva fatto con del pane normale, prosciutto,tacchino e diversi formaggi. Esso garantiva un buon pranzo per i nobili perchè all’epoca i salumi e i formaggi era cibo considerato da ricchi.

Peccato che le uniche occorrenze in rete del cognome Decambrè siano del tipo “Carlos Decambrè inventò il tostapane”, ovviamente senza fonti perché scopiazzature da Wikipedia senza chiaramente citarla. Questo a parte il fatto che se mi fosse capitato di vedere un’aggiunta sgrammaticata simile l’avrei cassata al volo perché senza fonti attendibili…

“contrafforte volante”?

Monday, 4 July 2022 02:04 UTC

Premetto che ho molti amici traduttori :-) (e un paio di loro sono anche tra i miei ventun lettori… ma ovviamente non sto parlando di loro). In un libro (tradotto dall’inglese) che ho appena letto ho trovato a un certo punto scritta l’espressione “contrafforte volante”. Ora, come penso molti di voi io so più o meno cos’è un contrafforte, ma l’ultima volta che ne ho sentito parlare sarà stato all’inizio del liceo, cioè 45 anni fa (per me che sono anzyano: your mileage may vary). Tra l’altro manco sapevo come si dica in inglese “contrafforte”: sono andato a cercare e ho scoperto che è “buttress”. Una rapida ricerca mi ha fatto trovare la voce di Wikipedia in inglese “flying buttress”: l’ho aperta, ho controllato qual è il nome della versione in italiano e ho scoperto che si dice “arco rampante”. (Ok, a questo punto il mio neurone ha tirato fuori il disegnino dei contrafforti ad archi rampanti, ma questa è un’altra storia)

La mia domanda è semplice. È possibile che un traduttore trovi scritto “flying buttress”, traduca parola per parola, e non si renda conto che il sintagma in italiano non ha senso? È possibile che non gli sia mai venuto in mente di usare Wikipedia in questo modo non standard ma utilissimo per la terminologia tecnica? (E comunque anche Wordreference riporta la traduzione).

Fino al 15 giugno il Ministero della Cultura (MIC) ha indetto una consultazione pubblica sul Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale:

la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, agli istituti centrali e ai luoghi delle cultura statali che possiedono, tutelano, gestiscono e valorizzano beni culturali.

Ho letto le linee guida per la circolazione e il riuso delle immagini, e ho capito che la linea del MIC – “cacciateci i soldi” – non è cambiata di una iota. La cosa peggiore è che il piano pare essere un patchwork: le sue premesse sono assolutamente condivisibili, ma nella fase di assemblaggio qualcuno ha ben pensato di disattendere tali premesse per una presunta capacità di ottenere ricavi.

Tanto per essere chiari: non c’è nulla di male se il MIC vuole creare e vendere degli NFT a partire dalle opere che ha in cura. Io non riesco a capire perché uno vorrebbe mai avere un NFT, ma è evidente che c’è gente che invece li vuole; e allora che li si faccia e li si venda. Tanto quelli sono per definizione entità non copiabili, o se preferite uniche. I problemi sono altri. Per esempio,l’avere un sistema NC (non commerciale) per default sui contenuti in pubblico dominio, cosa che è incompatibile con i progetti Wikimedia e OpenStreetMap. Il tutto con una “licenza” (non lo è, e anche nelle linee guida la cosa viene rimarcata) “MIC Standard” che porterà a risultati parossistici. Mi spiego meglio. Se qualcuno chessò negli USA pubblica una traduzione non autorizzata del mio Matematica in pausa caffè, il titolare dei diritti (Codice Edizioni) può contattare le autorità statunitensi, bloccare la vendita e citare a giudizio il malcapitato editore. Questo perché le leggi sul diritto d’autore sono state (più o meno) armonizzate in tutto il mondo, e quindi i diritti di sfruttamento economico sono tutelati ovunque. Ma se lo stesso qualcuno usa commercialmente un’immagine del Colosseo con l’etichetta – esplicita o implicita – “MIC Standard”, il ministro può strillare quanto vuole ma non succederà nulla, perché dal punto di vista delle autorità USA quell’immagine è nel pubblico dominio. Insomma, gli unici eventuali guadagni arriverebbero dai nostri compatrioti, mentre all’estero potrebbero fare quello che vogliono.

Per quanto riguarda Wikipedia Commons, c’è persino una citazione esplicita:

Il download di riproduzioni di beni culturali pubblicati in siti web di terze parti non è sotto il controllo dell’ente pubblico che ha in consegna i beni (ad es. le immagini di beni culturali scaricabili da Wikimedia Commons, realizzate “liberamente” dai contributori con mezzi propri per fini di libera manifestazione del pensiero e attività creativa, e quindi nella piena legittimità del Codice dei beni culturali). Rimane nelle competenze dell’istituto culturale l’applicazione di corrispettivi per i successivi usi commerciali delle riproduzioni pubblicate da terze parti.

Rileggete questa frase. Ve la traduco in italiano corrente: Wikimedia Commons viene trattata alla stregua di una vetrina pubblicitaria dove l’unico lavoro da parte dello stato è farsi dare i soldi da chi prende da lì del materiale. Come forse immaginate, non è che la cosa ci piaccia più di tanto…

Ah: al MIC non piace proprio la CC0, la licenza che formalizza il rilascio di un oggetto o un’informazione nel pubblico dominio. Infatti (grassetto mio) si legge che

l’uso di dati e riproduzioni digitali del patrimonio culturale per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza, che non abbiano scopo di lucro diretto è libero per legge;

Quindi anche i metadati – a differenza per esempio di Wikidata, dove tutti gli elementi presenti hanno licenza CC0 – sono sotto una licenza di tipo NC. La digitalizzazione dei metadati è insomma qualcosa che si può fare solo per offrirlo poi gentilmente al MIC che sicuramente ci farà tanti soldi. Che gioia, vero?

L’età dei personaggi pubblici

Tuesday, 17 May 2022 02:04 UTC


Magari qualcuno si può chiedere perché l’anno scorso GQ ha pensato di dedicare un articolo a Stefania Rocca per il suo… quarantaseiesimo compleanno. A parte Valentino Rossi, il 46 non è che dica molto, non è mica il quarantadue! Se questo qualcuno è curioso, però, magari dà un’occhiata all’URL dell’articolo e scopre che c’è scritto “stefania-rocca-50-anni-rock”. In effetti, ricordare il cinquantesimo compleanno ha molto più senso, su questo non ci piove. E in effetti si fa in fretta ad andare sull’Internet Archive e vedere che l’articolo originale si intitolava “Stefania Rocca, i primi 50 anni di un’anima rock”.

L’altra settimana, però, la signora Rocca e/o il suo agente hanno deciso che il passato era passato, e quindi l’età della signora Rocca è di soli 47 anni. Per posti come GQ ci devono essere argomenti molto convincenti per fare riscrivere un articolo pubblicato l’anno scorso; su Wikipedia la cosa potrebbe sembrare banale ma in realtà è un po’ più complicata, come potete vedere. Mi è stato riferito (ma potrebbe essere una malignità…) che l’agente in questione ha mandato alla Wikimedia Foundation un codice fiscale della signora Rocca dove risulta il 1975 come data di nascita… ma il codice fiscale in questione corrisponde a un maschio e non a una femmina.

Ad ogni modo, la signora Rocca non è certo l’unica persona a cercare di inserire su Wikipedia una data di nascita diversa da quella che era sempre stata considerata tale in passato. Il primo caso che mi viene in mente è quello del mago Silvan (simsalabim!), ma anche Elisabetta Sgarbi, come già scrissi, afferma di essere nata nel 1965 come anche riportato dalla Treccani: il talento della signora Sgarbi si notava fin da ragazza, considerando che ha conseguito la laurea in farmacia nel 1980… Avevo anche segnalato alla Treccani che nel sito c’era stato uno scambio di caratteri, e il 1956 che è la data di nascita della signora Sgarbi era diventato 1965, ma non mi hanno mai risposto. Non so se Wikipedia abbia più errori della Treccani, ma sicuramente correggerli è più semplice!

Cina, Wikipedia e copyright

Thursday, 12 May 2022 10:12 UTC

Probabilmente non ve ne sarete accorti, visto che la notizia è passata solo su Wired (dove il titolista fa ancora fatica a distinguere Wikipedia da Wikimedia…) e CorCom: per il terzo anno consecutivo la Cina ha bloccato l’ingresso del movimento Wikimedia come osservatore in WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Dopo due anni in cui Wikimedia Foundation ha inutilmente cercato di essere accreditata, stavolta le richieste sono state fatte da alcuni capitoli nazionali (Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera oltre all’Italia), e la richiesta esta stata portata al Comitato Permanente sul Copyright e i Diritti Connessi (SCCR) di WIPO. Niente da fare: come le altre volte, la Cina ha dichiarato he anche i capitoli Wikimedia locali sono complici nel diffondere disinformazione. Negli anni passati il dito veniva puntato contro Wikimedia Taiwan, indicato come eterodiretto dalla Foundation: quest’anno direi che non c’è nemmeno stato bisogno per i cinesi di cercare di spiegare quale disinformazione sul copyright cinese viene propagata da Svezia o Messico. A questo punto Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno colto la palla al balzo e fatto rinviare la decisione sull’accreditamento per mancanza di unanimità.

Anche ammettendo che Wikimedia Taiwan faccia opera di disinformazione assoldando persone che scrivano sulle varie edizioni linguistiche di Wikipedia, resta il punto di partenza. Qui stiamo parlando di un comitato che parla di copyright e diritti connessi – cosa che ci ha sempre visti coinvolti come Wikimedia Italia. Essere membri osservatori non ci avrebbe per definizione dato il diritto di voto, ma ci avrebbe permesso di far sentire meglio la nostra voce su temi di cui ci occupiamo da sempre. Invece nulla da fare, e questo per ragioni prettamente politiche e indipendenti dal tema istituzionale. Non che ci aspettassimo chissà cosa, ma resta un peccato…

Ultimo aggiornamento: 2022-05-12 12:12

Su Valigia Blu, Bruno Saetta spiega la decisione della Corte di Giustizia europea su una richiesta da parte della Polonia (fatta nel 2019…) a proposito dell’articolo 17 dell’ormai famosa direttiva copyright. La Polonia chiedeva che fossero abolite le norme per cui i fornitori di servizi digitali devono attivarsi per fare in modo che nei loro servizi non siano disponibili opere in violazione dei diritti d’autore, o in subordine, se queswto non fosse tecnicamente possibile perché l’articolo non sarebbe rimasto in piedi, abolire tutto l’articolo. La ragione della richiesta era semplice: per controllare preventivamente tutto il materiale postato dagli utenti, i fornitori di servizi sarebbero stato costretti ad applicare sistemi di filtraggio automatico, cosa che sarebbe andata contro il diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti.

La Corte di Giustizia europea ha respinto la richiesta, e quindi le cose restano come ora. È però importante capire come ha giustificato la sua decisione, perché si scoprono molte cose. Innanzitutto, il filtraggio preventivo è in effetti una limitazione al diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti; quello che fa la direttiva è trovare un punto di compromesso tra questi diritti fondamentali e quelli dei proprietari dei contenuti. Attenzione: diritti dei proprietari, non degli autori! Saetta ricorda tra l’altro che se le aziende del copyright ci tengono a precisare che anche loro difendono i diritti fondamentali – un caro saluto a Enzo Mazza, già che ci sono… – il relatore ONU per i diritti culturali ha fatto presente che nel campo della proprietà intellettuale i diritti fondamentali sono solo i diritti morali, vale a dire affermare che l’opera è mia. E questi diritti, a differenza di quelli economici, non sono trasmissibili.

La seconda cosa da notare è che proprio perché si afferma che c’è una limitazione ai diritti degli utenti si ammette implicitamente che il filtraggio automatico è imposto dalla direttiva: altrimenti il problema non si porrebbe. Eppure, come leggete per esempio qui, l’ineffabile relatore Axel Voss aveva twittato dicendo che questo era una falsità e che quindi non ci fosse più motivo per non approvare la direttiva. (Come? il tweet originale non esiste più? Ah, signora mia, che vergogna! Non ci si può fidare di nessuno!) Vabbè, ma tanto questo lo sapevamo già.

Seguono infine i paletti (o se preferite, le garanzie) a tutela degli utenti finali: dalle segnalazioni dei titolari dei diritti che devono essere circostanziate (insomma, non basta dire “avete roba mia”) al non dover bloccare i contenuti leciti (e una parodia è un contenuto lecito) a un meccanismo di reclamo funzionante se qualcuno cancella del materiale che riteniamo essere lecito. Ma soprattutto, i fornitori non hanno alcun obbligo di sorveglianza generale dei contenuti immessi dagli utenti. Non sono loro a dover giudicare se un contenuto è stato caricato illegalmente, ma i giudici.

Il tutto funzionerà? Probabilmente no. Quello che pare certo è che al momento le uniche implementazioni della direttiva che rispettano questi principi sono l’austriaca e la tedesca. Quella italiana no, ma non lo sono neppure la francese e la spagnola che pure dicevano di essere stati bravissimi. Aspettatevi altri ricorsi…

Che ne sapete del Digital Services Act?

Tuesday, 26 April 2022 10:04 UTC

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-26 12:36

Truppe d’assalto a Wikipedia

Friday, 1 April 2022 02:04 UTC

Dopo il caso Orsini è arrivata la nuova campagna contro la fascistissima Wikipedia. Da mercoledì sera la casella di posta dei comunicati di Wikimedia Italia ha ricevuto questi messaggi.


– Stefano V.:
Salve, leggo che Wikipedia è un Enciclopedia libera, quindi mi spiega perché della porcata sulla pagina della Strage di Odessa? Perché dopo 8 anni avete cambiato proprio ora? Ha una spiegazione a questo?


– E. Bosisio:

Buonasera,

Ritengo vergognosa la manomissione della pagina Wikipedia riguardante il rogo avvenuto nel 2014 nel palazzo dei sindacati ad Odessa.

Sono stati rimossi i riferimenti ai carnefici, cioè i gruppi paramilitari nazionalisti e nazisti ucraini, che poi influenzeranno la vita politica del paese.

Spero venga ristabilita la verità nella pagina.


– Rossella C.:

Vergognatevi


– vitojc.:

Reclamo in allegato: hanno manipolato la Vostra pagina. Non riceverete più contributi se mantenete e continuate falsificazioni storiche. [l’allegato è un’immagine con doppio screenshot della voce, “prima” e “dopo”]


Il tutto a quanto ho capito è partito da un post Facebook di La fionda, ripreso da L’antidiplomatico.

Cosa è successo? Per avere un’idea, ecco alcune versioni della voce.

&diamond prima versione, novembre 2020, con il nome “Rogo di Odessa” (e non certo filoucraina)

&diamond aprile 2021, subito prima della sua rinomina, fatta senza nessuna discussione da un utente con la motivazione “Rinomino in strage, come viene riportata su numerose fonti attendibili”; le fonti diverse nella voce erano tre e usavano rispettivamente “strage”, “rogo”, “incendio”. (differenze)

&diamond Fine 2021, prima dell’escalation che poi ha portato all’attacco russo (differenze)

&diamond 21 marzo 2022, prima di un’aggiunta di altre notizie e del ritorno al nome originale. (differenze)

&diamond versione del 30 marzo 2022, quella attuale al momento in cui scrivo (differenze)

Insomma: è un po’ difficile affermare che in otto anni si è cambiato solo ora, visto che la voce ha due anni e che aveva preso quel nome dieci anni fa. Nella versione attuale, qualunque sia il titolo della voce, a me pare che siano chiare le responsabilità dell’Ucraina nel cercare di insabbiare l’operato dei neonazisti, e il Pravyj Sektor è regolarmente citato. Ma non vale la pena spiegare le cose ai signori di cui sopra, che non credo abbiano alcun interesse a leggere davvero cosa c’è scritto: altrimenti si sarebbero accorti che nella pagina web dove si trova l’indirizzo a cui mi stanno scrivendo è specificato che Wikimedia Italia non ha alcun controllo sulla voce. (Non starete mica pensando che ci sia qualcuno che dica “scrivete a press, così vi farete ascoltare!”?)

Un’ultima chicca. Non sono molte le versioni di Wikipedia che hanno una voce al riguardo, anche quella inglese ne parla all’interno degli scontri del 2014. Però c’è quella russa, che si intitola Пожар в Одесском доме профсоюзов, cioè incendio al palazzo dei sindacati di Odessa. Evidentemente i nazisti si sono infiltrati anche lì, con la scusa che la Russia sta bloccando l’accesso a Wikipedia lasciando liberi i nazisti russofoni all’estero di vandalizzarla…

aggiornamento: (7 aprile) stanotte alle 2:20 ha scritto all’indirizzo di Wikimedia Italia un tal “ivan tighi” (google non mi ha dato nessuna occorrenza, quindi scrivere nome-e-cognome non dovrebbe essere un problema di violazione di privacy) cominciando con “Caro Jimmy,” (e scrivendo in italiano, ça va sans dire). Magari capite perché non rispondo nemmeno più: se uno è convinto di scrivere direttamente alla Wikimedia Foundation è inutile cercare di spiegargli come funzionano le cose.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-07 08:45