È online il programma del convegno “Wikidata e la ricerca”, in programma il 5 e 6 giugno 2025 presso l’Università di Firenze.

Organizzato da un comitato scientifico di volontari in collaborazione con Wikimedia Italia e con l’Università degli Studi di Firenze, l’evento nasce con l’obiettivo di esplorare i molteplici utilizzi di Wikidata – il grande database multidisciplinare e multilingue, aperto e gratuito – come strumento e infrastruttura per la ricerca scientifica, la gestione dei dati aperti e la diffusione della conoscenza. 

Wikidata rappresenta anche il principale archivio di dati strutturati utilizzato dai progetti Wikimedia, tra cui Wikipedia, Wikimedia Commons e Wikisource. Tutti i contenuti presenti su Wikidata sono rilasciati con licenza Creative Commons Zero (CC0), il che ne consente l’esportazione e l’integrazione con altri dataset aperti del web semantico, attraverso formati standard.

Il programma del convegno “Wikidata e la ricerca”

Durante le due giornate di convegno si alterneranno interventi accademici, presentazioni di progetti, sessioni pratiche e momenti di confronto. Gli interventi si terranno in lingua italiana e inglese.

È inoltre previsto un incontro di pre-conferenza in italiano presso la Biblioteca delle Scienze Sociali dell’ateneo fiorentino, in programma il 4 giugno. Entrambi i giorni il convegno inizierà con la registrazione dei partecipanti a partire dalle ore 9:30, mentre le attività prenderanno il via dalle ore 10:00.

L’iniziativa si rivolge a ricercatori, professionisti del settore culturale, volontari e membri della comunità Wikimedia, oltre che a tutte le persone interessate al riutilizzo dei dati aperti nell’ambito della ricerca.

È possibile richiedere una borsa di partecipazione fino al 30 aprile 2025, per coprire i costi di viaggio e soggiorno legati all’evento.

Consulta il programma di “Wikidata e la ricerca”

Immagine: Lavorare su Wikidata per la ricerca di Alexmar983, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Il 28 marzo 2025, un devastante terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Myanmar centrale, con epicentro nei pressi di Mandalay. Le scosse sismiche hanno provocato oltre 3.500 morti e più di 5.000 feriti e causato ingenti danni alle infrastrutture vitali del paese, tra cui scuole, ponti e strade, complicando le operazioni di soccorso.

L’intervento dell’Humanitarian OpenStreetMap Team

In un contesto così critico, l’accesso a mappe aggiornate e affidabili è fondamentale per coordinare i soccorsi e pianificare la ricostruzione. Con le iniziative dell’Humanitarian OpenStreetMap Team (HOT), la comunità internazionale ha risposto prontamente a questa esigenza. L’HOT ha avviato numerosi progetti di mappatura collaborativa per migliorare la base cartografica delle aree colpite.

Utilizzando la piattaforma HOT Tasking Manager, centinaia di volontari da tutto il mondo, inclusi quelli della comunità italiana e lo staff di Wikimedia Italia, si sono uniti ai vari progetti in atto per mappare edifici, strade e infrastrutture essenziali.

A sostegno della risposta all’emergenza, il 6 aprile si è tenuta una Solidarity Mapathon, coordinata dalla comunità locale del Myanmar, myOSM, e l’Open Mapping Asia-Pacific Hub.

Il ruolo fondamentale dei volontari per l’emergenza in Myanmar

Le mappe generate dai volontari sono fondamentali per garantire che le risorse umanitarie possano essere distribuite in modo efficace, raggiungendo anche le aree più isolate. Inoltre, grazie al lavoro di myOSM e HOT, sono state create mappe di emergenza facili da usare, accessibili anche a chi non ha accesso a strumenti GIS avanzati, colmando così una grave lacuna nelle risorse disponibili per la risposta umanitaria.

Grazie all’impegno della comunità globale di OpenStreetMap, è possibile fornire informazioni vitali per la gestione della crisi e per il recupero delle aree colpite, dimostrando come il lavoro di mappatura collaborativa continui a essere essenziale anche per situazioni di grande emergenza come quella in corso per il terremoto avvenuto in Myanmar.

Per seguire gli aggiornamenti sui progetti di mappatura in corso e partecipare alle future iniziative, è possibile visitare il il sito ufficiale dell’Humanitarian OpenStreetMap Team.

Immagine: Myanmar Earthquake di Maps.interlude, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Dopo il successo dell’editathon di ottobre 2024 dedicata a Yambo, il MUFANT – Museo del fantastico e della fantascienza di Torino – ha ospitato una nuova maratona di scrittura su Wikipedia. È successo lo scorso 29 marzo, nell’ambito della giornata Yambo fra cinema e letteratura, organizzata in occasione della conclusione della mostra Yambo: un pioniere della fantascienza italiana fra letteratura, cinema e fumetto.

Wikimedia Italia, in collaborazione con il Museo, ha organizzato l’iniziativa con l’obiettivo di riscoprire la figura e l’opera dello scrittore, illustratore e regista pisano Enrico Novelli, in arte Yambo, facendolo conoscere a un più ampio pubblico.

Nuovi contenuti dell’editathon su Wikipedia e Wikimedia Commons dedicati a Yambo

Durante l’editathon, che si è svolta all’interno della ricca biblioteca del Museo, otto contributori e contributrici hanno scritto sei nuove voci e ampliato una voce esistente, tutte dedicate alle opere di Yambo, che egli stesso illustrava.

Il lavoro collettivo ha permesso di arricchire l’enciclopedia libera con contenuti affidabili e di qualità su un autore ancora poco studiato, ma centrale nella storia della letteratura illustrata italiana del primo Novecento e assai popolare all’epoca. Ricordato solamente come autore per ragazzi e satirico, Yambo in realtà fu anche la figura principale della fantascienza italiana dei primi tre decenni del XX secolo in misura maggiore rispetto a Salgari, fornendo opere anticipatrici anche nel fumetto e nel cinema.

Oltre alle voci su Wikipedia, sono state caricate su Wikimedia Commons 76 nuove immagini, tra cui numerose illustrazioni originali di Yambo e alcune fotografie dell’evento. Ma rimane ancora molto da fare, poiché la produzione di questo autore poliedrico è davvero sterminata.

Le opere di Yambo su Wikisource

Accanto ai contenuti su Wikipedia e Wikimedia Commons, la figura di Yambo è presente anche su Wikisource, la biblioteca digitale libera che raccoglie testi nel pubblico dominio. Qui sono disponibili, in formato digitale e liberamente leggibili online, alcune delle sue opere: Manoscritto trovato in una bottiglia (1905), Ciuffettino (1908), Viaggi e avventure attraverso il tempo e lo spazio (1944) e Luna paese incomodo (1945).

Questi testi possono essere trascritti, corretti e migliorati grazie al contributo della comunità, permettendo a chiunque di accedere e riscoprire il linguaggio, la creatività e l’immaginario fantastico dell’autore.

Il lavoro su Yambo rappresenta un esempio concreto di come musei, volontari e comunità possano collaborare per costruire conoscenza libera accessibile a tutti, superando le barriere del tempo e dello spazio.

Immagine: Yambo, Pubblico dominio, da Wikimedia Commons

Una veduta mozzafiato che vede protagonista la Basilica di Superga avvolta dai colori del tramonto. Così, l’Italia conquista la decima posizione nel concorso internazionale Wiki Loves Monuments 2024, tra i più grandi e prestigiosi contest fotografici al mondo dedicati al patrimonio culturale.

La Basilica al tramonto (Basilica di Superga) di Domeian, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

La fotografia, intensa e perfettamente bilanciata tra architettura e paesaggio, ritrae il capolavoro barocco di Filippo Juvarra avvolto da una luce calda e dorata, in contrasto con il fondo delle Alpi innevate. È proprio questa gestione della luce – secondo la giuria – a rendere lo scatto di Domeian speciale: un gioco di contrasti che amplifica la forza espressiva del monumento, già di per sé molto fotografato, ma qui proposto in una chiave nuova.

Il risultato di Superga conferma la forza espressiva e narrativa delle immagini italiane, che da anni si distinguono nel concorso internazionale. Infatti, un altro scatto italiano del 2024 degno di nota è quello di Matteo Pappadopoli, che ha partecipato con un’immagine catturata alle prime luci dell’alba. La fotografia, che ritrae Punta della Dogana, l’antica dogana marittima di Venezia, si è posizionata terza nella classifica nazionale italiana nella sezione “Luoghi della cultura” ed arrivata quattordicesima nella classifica globale.

Inoltre, nel 2022, anche una fotografia della Mole Antonelliana era entrata nella top ten mondiale, posizionandosi sesta nella classifica internazionale.

Il concorso Wiki Loves Monuments

L’edizione 2024 di Wiki Loves Monuments ha coinvolto oltre 4.500 fotografi provenienti da 56 Paesi. Quasi 240.000 immagini sono state caricate su Wikimedia Commons con licenza libera; tra queste, dieci sono state selezionate come vincitrici a livello internazionale.

Lo scatto della Basilica di Superga era già stato riconosciuto anche in Italia, dove si è classificato quinto nella graduatoria nazionale di Wiki Loves Monuments 2024, organizzato da Wikimedia Italia.

La tredicesima edizione italiana del concorso ha visto la partecipazione di 615 fotografi, di cui 346 alla prima esperienza, e circa 42.000 immagini caricate.

Nato nel 2010, Wiki Loves Monuments punta a valorizzare e documentare il patrimonio culturale mondiale. Attraverso la fotografia, promuove la diffusione della conoscenza grazie a contenuti liberi e accessibili a tutti gratuitamente.

In Italia, Wikimedia Italia promuove e coordina il concorso. Nel 2024, ha collaborato con la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) e ricevuto il patrocinio di ANCI, ICOM Italia e AIB (Associazione Italiana Biblioteche).

Ogni anno, migliaia di persone in tutto il mondo partecipano al concorso, contribuendo con i propri scatti e valorizzando il patrimonio culturale e paesaggistico dei loro Paesi.

Consulta la classifica internazionale di Wiki Loves Monuments 2024.

Immagine: La basilica al tramonto di Domeian, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Italiaonline ha annunciato la nuova versione di TuttoCittà.it, il popolare servizio di mappe che da anni aiuta gli italiani a orientarsi nel territorio: il grande cambiamento avviene con l’adozione dei dati open di OpenStreetMap (OSM), la piattaforma collaborativa che si distingue per la sua precisione e il costante aggiornamento della comunità. L’acquisizione dei dati OSM rappresenta un grande passo per la mappatura collaborativa e l’esperienza di navigazione sarà certamente più accurata e sostenibile.

La collaborazione tra OSM e Italiaonline

«Abbiamo scelto di affidarci a OpenStreetMap non solo per la qualità dei dati, ma anche per sposare una filosofia di condivisione e trasparenza che è in linea con i nostri valori» ha dichiarato Roberto Pierri, Chief Directories and Local Marketplaces Officer di Italiaonline.

L’integrazione con OSM non è solo un’innovazione tecnologica, ma rappresenta anche un’importante collaborazione con la community di volontari che contribuiscono quotidianamente all’aggiornamento delle mappe.

Stefano Sabatini, volontario attivo di OSM, ha commentato: «Tuttocittà è un nome conosciuto da molti italiani e attualmente è la mappa online italiana forse più frequentata. Quando sono entrati in contatto con noi abbiamo pensato che finalmente avremmo potuto raggiungere molte persone che non hanno mai sentito parlare di OpenStreetMap. Abbiamo aiutato il team di sviluppo di Italiaonline a comprendere come è costruito OSM e l’ecosistema che lo compone, individuando le tecnologie che potevano essere utili per poter utilizzare i nostri dati in una nuova versione di Tuttocittà e suggerendo ulteriori servizi e fonti che potessero essere integrate».

Le caratteristiche del nuovo TuttoCittà.it

Il nuovo portale di navigazione si distingue per alcune caratteristiche chiave:

  • Dati sempre aggiornati: le mappe vengono continuamente migliorate grazie ai contributi della community OSM.
  • Interfaccia intuitiva e veloce: progettata per offrire un’esperienza di navigazione fluida e accessibile.
  • Più informazioni e punti di interesse: oltre agli indirizzi, sono inclusi dettagli su attività commerciali, luoghi culturali, farmacie di turno, aree verdi e molto altro.
  • Sostenibilità digitale: grazie all’uso di open data, il servizio garantisce trasparenza e accesso libero alle informazioni.

Secondo Sabatini, questa evoluzione potrebbe anche spingere le istituzioni a migliorare la qualità dei dati geografici a disposizione: «Come negli anni si sono aggiunti big player mondiali come Meta, Amazon, TomTom, avere l’esperienza locale di IOL e l’aiuto che ci potranno dare nelle segnalazioni e nelle modifiche dei dati di OSM ci porterà ad essere sempre più la mappa migliore sul mercato italiano. Speriamo anche che sia una spinta per le pubbliche amministrazioni a migliorare la qualità dei dati che vengono pubblicati per l’utilizzo libero».

Con oltre 50 milioni di sessioni nel 2024 e una crescita del 73% su base annua, TuttoCittà.it si conferma uno strumento essenziale per la navigazione digitale in Italia, ora più aperto e innovativo grazie a OpenStreetMap.

Immagine: Mappa OSM PEBA Padova di Alessandro Sarretta, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Mapping & Hiking con OpenStreetMap a Camerino

Tuesday, 1 April 2025 08:38 UTC

Il 10 aprile 2025, diverse organizzazioni si riuniranno a Camerino per contribuire alla mappatura di nuovi sentieri marchigiani su OpenStreetMap, uno dei più grandi database geografici liberi al mondo.

Il progetto “Mapping & Hiking” nasce da un’idea di Héctor Ochoa Ortiz, membro del direttivo della OpenStreetMap Foundation, con l’obiettivo di arricchire le informazioni geografiche disponibili e rafforzare la comunità di mappatori locali.

L’evento vede la partecipazione di TomTom, Knoway Systems, il Club Alpino Italiano (CAI), Polimappers e Wikimedia Italia. Il CAI, sezione di Camerino, ha contribuito all’individuazione dei sentieri da mappare: i partecipanti verranno suddivisi in gruppi per coprire un’area più ampia e raccogliere dati sul campo. TomTom fornirà supporto alla mappatura utilizzando il tasking manager italiano sviluppato da Wikimedia Italia.

Polimappers, invece, è il chapter italiano della rete internazionale YouthMappers, che coinvolge gruppi di mappatori all’interno delle università. L’evento di Camerino rappresenta anche un’opportunità per incentivare la nascita di un gruppo YouthMappers all’interno dell’Università di Camerino, grazie alla partecipazione di volontari OSM già attivi.

Perché è importante mappare i sentieri marchigiani?

Negli ultimi anni, la regione Marche ha sofferto la mancanza di una comunità attiva dedicata alla mappatura, un problema particolarmente evidente nelle aree rurali. Molti piccoli centri risultano ancora privi di informazioni essenziali, come i nomi delle strade, la posizione degli edifici, i numeri civici e la presenza di servizi e attività commerciali.

L’Università di Camerino rappresenta un luogo strategico per avviare una comunità di mappatori locali. Situata in un’area montuosa ricca di sentieri escursionistici e circondata da una natura straordinaria, Camerino offre il contesto perfetto per unire attività all’aperto e mappatura collaborativa. Inoltre, essendo una città universitaria, attira studenti da tutta la regione e da altre parti d’Italia, favorendo la diffusione di OpenStreetMap in un’ampia area del Centro Italia.

Il programma dell’evento

L’evento coniugherà escursioni e mappatura dei sentieri, offrendo un’esperienza immersiva in cui i partecipanti potranno esplorare il territorio, svolgere attività fisica e apprendere le basi della raccolta dati su OpenStreetMap.

Durante le escursioni i partecipanti rileveranno informazioni sulle infrastrutture presenti lungo i percorsi, come cartelli segnaletici, fontanelle e panchine, oltre a dettagli sui centri abitati attraversati, tra cui negozi e numeri civici.

I partecipanti verranno divisi in squadre, ognuna delle quali partirà da un punto diverso di un percorso circolare, con un tragitto stimato di circa tre ore. Sarà disponibile un servizio di navetta e ogni gruppo riceverà istruzioni dettagliate. Al termine dell’escursione è previsto un pranzo condiviso all’università, seguito da una sessione di mappatura al computer. I partecipanti inseriranno i dati raccolti sul campo su OpenStreetMap per arricchire e migliorare la rappresentazione del territorio.

Come partecipare

L’evento si svolgerà giovedì 10 aprile dalle ore 9:00 alle 16:00, con un’introduzione a cura delle organizzazioni partecipanti, che illustreranno lo svolgimento delle attività. La partecipazione è completamente gratuita.

Per partecipare è necessario compilare il modulo di registrazione al seguente link: https://www.eventbrite.it/e/mapping-hiking-openstreetmap-tickets-1261113627809, dove è possibile trovare ulteriori dettagli sul programma e sulla logistica dell’evento.

Immagine: Camerino veduta di Sirleonidas, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

L’attesa è finita! Anche quest’anno, Wikimania si prepara ad accogliere centinaia di appassionati della conoscenza libera provenienti da ogni angolo del pianeta. Tra i protagonisti di questa esperienza ci saranno anche diversi Wikimediani italiani, sei dei quali vincitori e vincitrici delle borse di partecipazione a Wikimania 2025 offerte da Wikimedia Italia. Parteciperanno all’evento portando il loro entusiasmo, le loro esperienze e il desiderio di contribuire attivamente allo sviluppo di progetti e idee che rendono la conoscenza accessibile a tutti.

Giunta alla sua 20ª edizione, Wikimania è la conferenza mondiale annuale che celebra tutti i progetti di conoscenza libera ospitati dalla Wikimedia Foundation. Insieme ai volontari provenienti da tutto il mondo, i sei assegnatari delle borse di partecipazione offerte da Wikimedia Italia parteciperanno alla conferenza a Nairobi (Kenya, 6-9 agosto 2025).

I vincitori delle borse di partecipazione

Giacomo Alessandroni, Francisco Ardini, Federico Benvenuti, Edoardo Bighin, Mattia Nappi e Iolanda Pensa sono i vincitori delle borse di partecipazione a Wikimania 2025. Avranno la possibilità di confrontarsi con la comunità internazionale, stringere nuove collaborazioni e approfondire le tematiche che stanno trasformando il mondo della conoscenza aperta.

Qualcuno ha avuto modo di partecipare ad edizioni passate della conferenza mondiale (Wikimania 2013) o ad altre iniziative riguardanti progetti collaborativi differenti curati da Wikimedia Italia (State of the Map).

Ma cosa li ha spinti a candidarsi quest’anno? Quali aspettative hanno su questa esperienza? E cosa significa per loro prendere parte a un evento di questa portata? Leggiamo insieme le loro testimonianze.

Francisco Ardini

«Sono molto emozionato all’idea di partecipare a un evento di questa portata. Contribuisco a Wikipedia dal 2006, ma solo dal 2016 ho cominciato a incontrare wikipediani dal vivo, e solo in Italia. Per la prima volta avrò quindi l’opportunità di conoscere diverse realtà e culture internazionali, non vedo l’ora. Tra i tanti, un obiettivo a cui tengo particolarmente è acquisire spunti di riflessione e interfacciarmi con altri membri di comunità di progetti fratelli, come Wikiquote, Wikibooks ecc., per capire come valorizzarli al meglio. Proporrò inoltre di raccontare l’editathon organizzato l’anno scorso in Antartide, il primo evento del continente più a sud del mondo

Giacomo Alessandroni

«Ho avuto l’occasione di partecipare a State of the Map 2022, a Firenze, dove ho conosciuto solo belle persone ed è stata un’esperienza bella, sia dal profilo personale, come da quello culturale. Naturalmente, mi sono accorto tardi – come mio solito – che avrei potuto raccontare esperienze fatte in questi anni al resto della comunità. Pertanto, quando si è presentata l’opportunità di partecipare a Wikimania 2025, mi sono candidato con due pensieri: conoscere quello che ruota attorno all’ecosistema Wikimedia e – soprattutto – conoscere persone che lavorano, anche dietro le quinte. In aggiunta, avevo in mente un talk che sto terminando di scrivere proprio ora: “Wiki is not only pedia: an overview on the minor projects”. Per chi non mi conoscesse sono molto attivo (anche come amministratore) su Wikiversità e ho scritto quattro Wikibooks. Insegno da oltre venticinque anni e mi piace farlo. Come ripeto sempre: credo che l’allievo debba sempre superare il maestro, diversamente non c’è progresso. Pertanto, mi piace usare le risorse Wikimedia in ambito scolastico, insegnando ai miei studenti che il mondo Wikimedia è bello, ma ancor di più quando si passa dal ruolo di semplici spettatori a quello di autori/correttori/traduttori.»

Federico Benvenuti

«Beh, il 99% del lavoro che faccio sui progetti wiki lo faccio da solo. Ogni tanto, rendersi conto che esistono anche persone reali che lavorano insieme a te è una cosa assai salutare! Credo sia questo il motivo maggiore. La prima volta che partecipai, Wikimania 2013, non avevo praticamente mai avuto esperienze dal vivo della comunità wiki. Mi sono reso conto di quanto ciò fosse stato limitante e, da quel momento, infatti, ho iniziato a prendere parte ad altri eventi reali. La dimensione internazionale di Wikimania è poi un valore aggiunto rispetto agli incontri nazionali. Trovarsi insieme a centinaia di altri utenti provenienti da tutto il mondo con cui condividi la stessa passione è cosa affascinante e assai stimolante. Inoltre, dal lato puramente “tecnico” seguire di persona presentazioni o seminari su dati argomenti è assai più proficuo che farlo da remoto leggendo documentazioni, soprattutto quando ti approcci ad un nuovo tema. Alcune cose che ho seguito o che seguo, probabilmente, non mi sarebbero mai venute in mente se non le avessi viste durante una Wikimania o una ItWikiCon…»

Edoardo Bighin

«Negli ultimi dieci anni di partecipazione a raduni e altre attività offline ho riscontrato che il movimento Wikimedia non è solo un formicaio operoso di utenti che contribuiscono. È una fucina di menti innamorate della libera conoscenza, desiderose di condividere tale interesse con quella empatia che nessuna intermediazione digitale garantisce. Il culture clash a Wikimania è così ben governato e trasformato in stimolo per una continua apertura mentale che posso dire di aver assaggiato l’applicazione dell’UCoC (Codice Universale di Condotta) ben prima che questo venisse appunto codificato. Questo mi ha invitato, anno dopo anno, a puntare alla partecipazione attiva agli eventi nazionali e internazionali, fino a desiderare di divulgare e valorizzare i progetti minori e in particolare Wikisource a cui sono particolarmente legato. A Wikimania potrò scambiare vedute, modificare codice, proporre, discutere e valutare proposte di respiro planetario con persone che ammiro e che mi stimano. Ecco perché ho chiesto un aiuto per poter volare a Nairobi.»

Mattia Nappi

«Per un coordinatore regionale come me, realizzare attività, editathon, eventi per una regione come la Lombardia ed in una città come Milano richiede ogni mese nuovi spunti, e una rinnovata motivazione. Wikimania 2025 a Nairobi è un’esperienza che non mi sarei facilmente potuto permettere senza il supporto di Wikimedia Italia. È l’occasione per essere aggiornati sulle nuove direzioni che sta intraprendendo la comunità wikimediana mondiale, sulle attività organizzate delle comunità locali nei propri territori, nonché un’opportunità per stringere contatti oltre confine. Ispirazione per alimentare attività di valenza internazionale anche in Italia. In particolare, in luoghi d’intersezione e migrazione, dove tante persone di diverse origini hanno possibilità di dare e ricevere un contributo culturale importante, integrando e condividendo il patrimonio culturale ereditato e raccolto durante il proprio percorso.»

Iolanda Pensa

«Wikimania è un’occasione unica per incontrare tantissime persone interessanti, interessate a tantissime cose diverse. Mi piace in modo particolare rispetto a qualsiasi altro evento perché ti espone ad un’incredibile quantità di idee, informazioni, approcci. Scopri software, tasti, opzioni, nuovi progetti, luoghi del mondo, archivi… Le persone sono la parte più significativa e con loro legami incredibili. Ho cominciato a contribuire a Wikipedia scrivendo sull’arte contemporanea africana. Ho iniziato a collaborare con Wikimedia Italia come direttore scientifico di WikiAfrica e devo dire che ci ho messo anche del mio per fare in modo che Wikimania arrivasse in Kenya. Va anche aggiunto che questo è anche un periodo cupo e difficile per le comunità, con attacchi contro Wikipedia e minacce a contributori. Credo che sia un periodo in cui dobbiamo lanciarci in progetti visionari, mostrare quanto è ricco, forte e centrale il movimento open e aiutare le persone a sentirsi collegate. Ho sempre trovato che Wikimania sia il posto giusto per progettare slanci e creare quella rete e quell’adesione necessaria per attivare le cose.»

Partecipa a Wikimania 2025

L’obiettivo comune dei vincitori delle borse di partecipazione a Wikimania 2025 è quello di arricchire i progetti con la propria partecipazione attiva, contribuendo fortemente al lavoro di cui si fa portatrice la comunità wikimediana.

L’evento sarà realizzato in modalità ibrida, in presenza e online, con attività di pre-conferenza previste per il 5 agosto.

Immagine: The organisational team of Wikimania 2025 in Nairobi at Wikimania 2024 closing ceremony di Rina.sl, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Basta una firma per contribuire a rendere il sapere accessibile a tutti. Destinare il 5×1000 a Wikimedia Italia significa sostenere progetti che promuovono la cultura libera, migliorano Wikipedia, i progetti Wikimedia e portano il sapere nelle scuole.

Il 5 x1000 è gratuito! È sufficiente scrivere il codice fiscale 94039910156 nella dichiarazione dei redditi e firmare.

Perché scegliere Wikimedia Italia?

Grazie al 5×1000:

  • Miglioriamo e arricchiamo Wikipedia, la più grande enciclopedia libera del mondo, rendendola sempre più completa e affidabile.
  • Supportiamo progetti educativi che insegnano a studenti e docenti come usare in modo critico e consapevole le fonti digitali.
  • Collaboriamo con musei, biblioteche e archivi per digitalizzare e rendere accessibili online documenti e opere d’arte.
  • Promuoviamo il diritto alla conoscenza per tutti, senza barriere.

Come abbiamo utilizzato i fondi del 5×1000 raccolti nel 2024

Nel 2023, 10.980 persone hanno scelto di destinare il loro 5×1000 a Wikimedia Italia.

Grazie ai fondi raccolti abbiamo: 

  • Aiutato oltre 332 enti culturali a condividere il loro patrimonio digitale
  • Rilasciato più di 3.400 immagini con licenza libera appartenenti a enti culturali e 42 libri, tra cui preziosi codici miniati antichi
  • Raccolto oltre 40.000 nuove immagini del patrimonio italiano con Wiki Loves Monuments.
  • Reso disponibili contenuti visualizzati più di 4 milioni di volte al mese da utenti di tutto il mondo.

Non ci siamo fermati qui! Abbiamo anche:

  • Collaborato con 9 università in 6 regioni d’Italia
  • Coinvolto docenti e oltre 450 studenti e dottorandi in diversi progetti di valorizzazione della cultura, attraverso Wikipedia e gli altri progetti Wikimedia.
  • Coinvolto centinaia di studenti di 11 istituti scolastici, che hanno avuto modo di sperimentare i vantaggi dei progetti Wikimedia per la didattica e contribuire attivamente al loro miglioramento.

Come donare il tuo 5×1000?

Donare è semplice, ma soprattutto è gratuito!

Il 5×1000 è una percentuale delle tasse che viene già versata e che lo Stato, invece di trattenere, può destinare a enti del Terzo Settore, proprio come Wikimedia Italia. Al singolo cittadino non costa nulla, ma per noi fa la differenza! 

Nel modello per la dichiarazione dei redditi (730, Redditi PF) è necessario:

  • Firmare nel riquadro “Sostegno agli enti del Terzo settore iscritti al RUNTS” oppure “Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale” (nella dichiarazione precompilata)
  • Inserire il nostro codice fiscale 94039910156.

Se non si presenta la dichiarazione dei redditi, si può comunque donare attraverso la Certificazione Unica. In questo caso, è necessario:

  • Compilare il riquadro del 5×1000 nella “Scheda per la scelta della destinazione dell’8 per mille, del 5 per mille e del 2 per mille dell’IRPEF”
  • Inserire la scheda in una busta chiusa con la dicitura “Scelta per la destinazione del 5 per mille dell’IRPEF”, indicando il proprio nome, cognome e codice fiscale.
  • Consegnare la busta alle poste (gratuitamente), a un CAF o al proprio commercialista.

La scadenza per la consegna della dichiarazione dei redditi è fissata al:

  • 30 settembre 2025 per il Modello 730
  • 31 ottobre 2025 per il Modello Redditi PF (per via telematica) e per la Certificazione Unica

Inoltre, se necessario, è possibile ricevere un promemoria con il codice fiscale 94039910156 direttamente dal nostro sito.

Se non raccogliamo fondi sufficienti, molte delle nostre iniziative avranno difficoltà a proseguire, limitando la crescita del sapere e della conoscenza libera.

Avanza anche tu con il sapere. Dona il tuo 5×1000!

Immagine: Evento finale del progetto Archeowiki alla Fabbrica del Vapore di Milano di Niccolò Caranti, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Sono stati selezionati i vincitori del bando musei, archivi e biblioteche (MAB) 2025 di Wikimedia Italia.

I dieci progetti selezionati si distinguono per la loro varietà e per l’importante contributo volto alla conservazione e condivisione della cultura attraverso le risorse digitali. Tra questi, spiccano iniziative di digitalizzazione di materiali scientifici, archivi storici, documenti d’epoca, patrimonio teatrale, contenuti astronomici e la promozione della storia locale.

Il bando MAB 

Il bando MAB, finanziato da Wikimedia Italia in collaborazione con ICOM Italia e Creative Commons Italia, promuove il libero riuso online di immagini di pubblico dominio e contenuti open access con licenze libere. L’iniziativa favorisce la diffusione della conoscenza del patrimonio culturale attraverso le tecnologie digitali, incentivando la partecipazione dei cittadini, la ricerca, la creatività e la promozione culturale e turistica.

A partire dal 2021, il bando ha finanziato decine di progetti provenienti da istituzioni culturali di tutta Italia, dai grandi musei alle piccole realtà locali.

Leggi qui le storie del bando MAB 2024 di Wikimedia Italia

Di seguito i progetti vincitori del bando MAB 2025.

Le tavole didattiche storiche della Sapienza

Il Museo di Anatomia Comparata “G.B. Grassi” della Sapienza Università di Roma ha progettato un’iniziativa per digitalizzare e caricare su Wikimedia Commons cento delle tavole didattiche scientifiche possedute dal Museo. Realizzate a mano tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, esse furono fondamentali per l’insegnamento delle scienze naturali. Si tratta di un passo importante per la tutela di questo materiale documentario, favorendone la sua valorizzazione e fruibilità.

La Ricchezza Naturale di Pisa

Il Museo di Storia Naturale dell’Università di Pisa conserva oltre un milione di esemplari appartenenti alle collezioni di zoologia, mineralogia e paleontologia. Molti di essi sono custoditi in depositi non accessibili al pubblico. Il progetto punta a valorizzare questo patrimonio, rendendo disponibili con licenza open access immagini corredate da didascalie di una selezione di reperti significativi. La realizzazione sarà supportata da una campagna fotografica condotta da professionisti del settore. Con il bando MAB 2024, Wikimedia Italia aveva già finanziato un progetto del Museo di Pisa, grazie al quale, attraverso l’utilizzo di scanner 3D di ultima generazione, è stato possibile digitalizzare oltre 50 modelli di scheletri di cetacei attuali e fossili esposti nella Galleria dei Cetacei del museo, insieme ad altri esemplari facenti parte delle collezioni zoologiche e paleontologiche. Oggi i file digitalizzati totalizzano più di 2 milioni di visualizzazioni al mese.

I tesori entomologici delle Valli di Lanzo

Un altro progetto in ambito scientifico riguarda il Museo Civico Alpino “Arnaldo Tazzetti” di Usseglio (TO), a favore della digitalizzazione di una vasta collezione di farfalle provenienti dalle Valli di Lanzo e da altre località montane. La raccolta, composta da circa 1.300 esemplari, è di grande valore per lo studio della biodiversità. Le immagini saranno pubblicate su Wikimedia Commons e nelle apposite voci di Wikipedia. Inoltre, nel 2024 il Museo ha avviato una campagna per lo studio della flora locale, costituendo un erbario di elevato interesse dal punto di vista botanico e conservazionistico, che sarà anch’esso digitalizzato e condiviso online.

Il patrimonio cartografico della Biblioteca del CNR

La Biblioteca Centrale del Consiglio Nazionale delle Richerche (CNR) possiede un importante fondo cartografico. Quest’ultimo comprende carte geomorfologiche, batimetriche, magnetometriche, idrogeologiche, oltre a mappe sulla sismicità, precipitazioni e biodiversità. Il progetto prevede la digitalizzazione del materiale per renderlo disponibile con licenza Creative Commons BY-SA.

L’Astronomia Aperta di La Spezia

L’Associazione Astrofili Spezzini (AAS) ha presentato “Astronomia Aperta: Conoscenza Libera per Tutti”, un progetto incentrato sulla creazione e la diffusione online di contenuti astronomici con licenze libere, in modo da arricchire le piattaforme Wikipedia, Wikimedia Commons e Wikidata con materiali scientifici di alta qualità prodotti dall’Osservatorio Astronomico “Luciano Zannoni”, situato sul Monte Viseggi.

La Memoria della Resistenza del Fondo Feltrinelli

In occasione dell’80° Anniversario della Liberazione, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli ha proposto la realizzazione di un progetto per incentivare la consultazione e la lettura delle fonti sulla Resistenza sul sito web della Fondazione. L’obiettivo sarà raggiunto anche attraverso la digitalizzazione integrale del Fondo Libero Cavalli, contenente oltre duemila documenti legati alle Brigate Matteotti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il tesoro storico di Alatri

Di grande valore storico è anche il progetto del Comune di Alatri, che mira a digitalizzare 81 pergamene datate tra il XIII e il XVII secolo, inclusi documenti cruciali per la storia locale. Tra questi, vi è una copia dello Statuto pergamenaceo del 1585-1586. Una volta digitalizzato, il materiale verrà caricato su Wikimedia Commons, Wikisource e Wikidata, così da contribuire all’arricchimento delle fonti storiche su piattaforme libere e aperte.

L’arte lirica del Teatro Regio di Torino

Un altro tema centrale del bando è la digitalizzazione del patrimonio teatrale. La Fondazione Teatro Regio di Torino ha ideato un progetto per digitalizzare la sua collezione di bozzetti di scena e figurini di costumi teatrali. Questa collezione, che documenta la storia del teatro lirico italiano dal 1969 ai giorni nostri, sarà condivisa online, offrendo a storici del teatro, appassionati e ricercatori un’ulteriore opportunità di esplorare il mondo del teatro. In aggiunta, sarà realizzato una “Wiki-Story”, un docu-video inteso come tour virtuale negli Archivi del Teatro Regio che inviterà il pubblico all’esplorazione dei nuovi contenuti caricati.

La cultura e la tradizione barese

A partire dal 1995, Il Centro Studi Baresi (CSB) ha incorporato il Centro Studi Alfredo Giovine, l’Archivio delle Tradizioni Popolari Baresi (A.T.P.B.) e la Sezione Civiltà Musicale Pugliese, diventando un punto di riferimento per la raccolta e la conservazione di documenti, testimonianze orali e scritte sulla storia, la lingua e le tradizioni di Bari e della Puglia. Dal 2018, il CSB collabora con Wikimedia Italia per diffondere online materiali legati alla storia e alla lingua barese. Con il progetto presentato, il Centro intende acquisire gli strumenti tecnologici necessari per velocizzare il processo di digitalizzazione e pubblicazione su Wikipedia e Wikimedia, garantendo così la preservazione e la permanente fruizione del materiale.

L’eredità di Pietro Gori a Rosignano Marittimo

IMuseo Civico Archeologico di Rosignano Marittimo custodisce il Fondo Pietro Gori, comprendente 832 volumi, tra cui, oltre ai libri, disegni, dipinti, fotografie, cimeli, riviste e documenti legati all’anarchico. In occasione del 160° anniversario dalla sua nascita (1865-1911), che sarà celebrato a Rosignano Marittimo dall’11 al 14 agosto 2025, l’Amministrazione comunale vuole promuovere e valorizzare questo patrimonio. Uno dei materiali più preziosi del Fondo è la rara rivista “Criminalogia moderna”, pubblicata da Gori a Buenos Aires (1898-1901), che trattava temi come diritto, sociologia, antropologia e medicina legale. Molto probabilmente, il Fondo Gori è l’unico al mondo a possederne l’edizione completa; in rete se ne trova traccia esclusivamente presso la Biblioteca Nazionale della Repubblica Argentina “Mariano Moreno” di Buenos Aires, che tuttavia non conserva tutti i numeri presenti invece a Rosignano. Il progetto prevede la digitalizzazione dei 20 numeri della rivista per garantirne la conservazione e la diffusione online.

Sostieni anche tu la conoscenza libera

Grazie alla collaborazione tra istituzioni culturali e Wikimedia Italia, i vincitori del bando MAB 2025 contribuiranno significativamente, ancora una volta, alla valorizzazione del nostro patrimonio.

Il bando MAB è finanziato da Wikimedia Italia grazie ai fondi raccolti attraverso le donazioni dei cittadini.

Se vuoi aiutarci anche tu a diffondere la conoscenza libera in Italia, dona ora. 

Anche un piccolo contributo può fare una grande differenza!

Immagine: A collector’s cabinet di Giuseppe Bernardino Bison, Pubblico Dominio, da Wikimedia Commons

A marzo si è svolto il secondo hackathon della comunità tecnica dei progetti Wikimedia in Italia, che si è riunita a Palermo insieme a volontari dei gruppi Open Data e Linux locali.

Un evento che è stato un vero e proprio sprint collaborativo in cui i partecipanti, persone interessate allo sviluppo web e altri aspetti dell’infrastruttura tecnica dei progetti Wikimedia, hanno lavorato insieme alla risoluzione di problemi e allo sviluppo di nuove funzionalità su strumenti legati a Wikipedia e agli altri progetti. 

Come si è svolto l’Hackathon Wikimedia?

Dopo un primo giro di presentazioni, in cui ognuno ha potuto esporre i progetti su cui intendeva lavorare e dichiarare che tipo di aiuto avrebbe richiesto agli altri, i partecipanti si sono organizzati autonomamente per iniziare a collaborare su vari compiti. L’Hackathon Wikimedia è un evento molto flessibile, che lascia il tempo ai partecipanti per creare dei piccoli gruppi di lavoro e concentrarsi sull’analisi dei problemi, la ricerca di soluzioni, la scrittura del codice, per poi testare e finalmente implementare il risultato e presentarlo alla comunità. Alla fine dell’evento, i gruppi di lavoro hanno presentato i loro progetti e i risultati ottenuti.

Presentation_of_duckdb_-_Hackathon_Wikimedia_Palermo_2025 di Auregann, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

I progetti protagonisti dell’evento

Ecco alcuni esempi di progetti ai quali si è lavorato durante l’evento:

  • Creazione di un bot su Wikidata per identificare e sistemare i duplicati sugli autori scientifici, per migliorare il database collaborativo e ridurre il rischio di errori;
  • Mostrare le statistiche storiche dei concorsi locali di Wiki Loves Monuments, per poter misurare l’evoluzione di queste campagne di contribuzione al livello regionale;
  • Creazione di una pagina per dare alcune statistiche sulle edizioni in lingue minori e valorizzare questi progetti per chi è interessato alle lingue regionali;
  • Traduzione dell’interfaccia in italiano di Pretix, uno strumento open source per la registrazione di eventi che per ora era solo disponibile in inglese, per semplificare l’iscrizione ai nostri eventi futuri (come l’itWikiCon);
  • Creazione di uno strumento per cercare lessemi (parole) e vedere se esistono già su Wikidata, in modo di preparare l’importazione di un dizionario italiano su Wikidata;
  • Sistemare ed automatizzare alcuni template su Wikipedia in lombardo, per semplificare l’uso ed aiutare gli utenti a migliorare le voci

La lista dei progetti realizzati è disponibile sulla pagina dell’evento, mentre gli altri progetti in corso si trovano sul board Phabricator.

“All’hackathon ho avuto la possibilità di incontrare dal vivo tante persone competenti, utenze storiche e nuove, e affrontare una quantità enorme di problemi e sfide tecniche, non solo condividendo esperienze ma facendo vero ‘triage’, sbloccando gli stalli, e producendo prototipi che aiuteranno i progetti Wikimedia ad evolvere.” – Valerio Bozzolan

Condividere competenze e sviluppare sinergie

L’hackathon è anche stato l’occasione per condividere conoscenze e competenze non solo all’interno della comunità di Wikimedia, ma anche con altri gruppi attivi in Sicilia che lavorano su argomenti simili (open data, gruppi di utenti Linux o di sviluppatori). Abbiamo lavorato insieme sui nostri rispettivi progetti, mostrato agli altri partecipanti gli strumenti e le tecnologie che utilizziamo e creato delle sinergie fra i nostri progetti.

Sono stati presentati alcuni strumenti importanti: il wikimediano Horcrux ha organizzato un laboratorio per presentare Wikidata e come creare delle query utilizzando SPARQL, l’esperto di open data Andrea Borruso ci ha fatto scoprire DuckDB, uno strumento di analisi di dati, e Dennis Angemi ci ha spiegato come utilizza l’intelligenza artificiale per aiutarlo nei suoi progetti legati ai dati della siccità in Sicilia. 

“La parte che mi ha colpito di più è stato lavorare alla prima integrazione di “oEmbed” e che permetterà a qualsiasi MediaWiki di integrare i contenuti multimediali più facilmente in milioni di siti web.” – Valerio Bozzolan

Non solo hackathon

Approfittando della presenza di tanti wikimediani a Palermo, abbiamo anche organizzato una serie di eventi a margine dell’hackathon: un incontro sulla storia di internet nello spazio di coworking e formazione Neu Noi; un intervento presso l’Università di Palermo con gli studenti del percorso di Comunicazione per l’Enogastronomia, che insieme alla docente Ilaria Ventura Bordenca hanno migliorato voci su Wikipedia sulla gastronomia siciliana; infine, un incontro insieme a Free Circle, gruppo di utenti di software libero palermitano, con cui abbiamo parlato di Wikipedia e di distribuzioni Linux.

Spazio di collaborazione in presenza, di condivisione con comunità con obiettivi simili, e momento creato per concentrarsi sulla risoluzione di problemi, l’hackathon è un evento importante che permette ai volontari impegnati sugli aspetti tecnici dei progetti Wikimedia di collaborare per migliorare l’esperienza di lettura e contribuzione di tutti su Wikipedia.

“È la prima volta che partecipo ad un hackaton Wikimedia, ed è stata una bella esperienza che mi ha permesso di approfondire aspetti di Wiki che non conoscevo, come i lessemi, oltre a risolvere insieme agli utenti una problematica molto cara all’utenza di Wikipedia in lombardo: l’adattamento automatico alla grafia di alcuni template.” – Sciking

Ringraziamo WMF, Wikimedia Svizzera e Italian Linux Society per il supporto, nonché tutti i partecipanti, i relatori e le persone che hanno contribuito a dare vita a uno spazio piacevole e creativo.

Immagine: https://www.mediawiki.org/wiki/File:Participants_hacking_and_discussing_-_Hackathon_Wikimedia_Palermo_2025.jpg di Auregann, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

Doxxing su Wikipedia

Monday, 10 February 2025 03:51 UTC

Leggo su Slate che la Heritage Foundation, il think tank americano che sta gestendo il famoso Project 2025 che tanto piace a Trump, vuole “identificare e prendere di mira” gli utenti di Wikipedia che secondo loro “abusano della loro posizione” su Wikipedia. Il motivo del contendere dovrebbe essere il fatto che quegli utenti sono filopalestinesi.

Non entro sulla neutralità o meno delle voci in questione, che non ho nemmeno guardato. Sono almeno quindici anni che affermo che Wikipedia non può dare la verità, ma al più la verificabilità di quello che scrive (e sì, lo so che a volte non riesce nemmeno a fare quello). Quello che è proccupante è l’intimidazione degli utenti. Come sapete, anche quando nell’enciclopedia non si scrive come anonimi quello che si legge come autore è solo il nickname scelto: nel mio caso per esempio io mi firmo “.mau.”, con scarsissima fantasia. Il nickname, oltre che essere figlio della cultura di rete degli anni ’90, serve anche nel caso di testi che potrebbero generare reazioni anche sulla persona: chi scrive su argomenti delicati potrebbe quindi decidere di farlo sotto pseudonimo, cosa che non dovrebbe nuocere a Wikipedia perché si immagina che le affermazioni inserite abbiano le fonti a supporto e altrimenti verrebbero tolte, nome vero o falso che abbiano.

Io indico esplicitamente sulla mia pagina utente il mio nome e cognome, ma io non scrivo su temi caldi. Inoltre io sono da così tanti anni in rete e ho scritto pubblicamente così tante cose che trovare informazioni su di me è banale, e comunque parto sempre dal principio che tutto quello che scrivo potrà essere usato contro di me, e quindi sto attento a quello che scrivo. Ma appunto non è troppo difficile trovare informazioni su qualunque persona scriva in rete, se si cerca con sufficiente sforzo: tutto questo è il doxxing, e ne vediamo esempi tutti i momenti. Anche nel nostro piccolo circola una lista di “veri nomi di amministratori di Wikipedia in italiano” (con alcuni errori), tanto per dire.

Il fatto è che il doxxing è MOLTO pericoloso, sicuramente molto più della boutade di Musk che offre un miliardo di dollari a Wikipedia se cambierà il nome in Dickopedia. (Poi uno si può chiedere perché rosica così tanto, ma la gente è spesso strana). Io preferisco una Wikipedia poco perfetta a una Wikipedia ingessata, anche se la Heritage Foundation avesse ragione sulla mancata imparzialità di quelle voci: si comincia così e non si sa mai dove si finisce, anzi lo si sa benissimo.

L’arte s’ha da pagare

Friday, 1 November 2024 03:51 UTC

l'aceto balsamico con l'immagine del duca d'Este Bisogna dire che i giudici italiani sono coerenti. Anche nella causa per l’uso non autorizzato dell’immagine del duca d’Este su un aceto balsamico, la corte d’appello di Bologna ha dato ragione al ministero della Cultura: non importa se le immagini sono di opere ovviamente fuori copyright, e non importa nemmeno se sono semplici immagini e non gli originali: se la vuoi usare per scopi commerciali, devi avere l’autorizzazione relativa (e immagino sganciare soldi, che ce n’è sempre bisogno). Per fortuna io non ho scopi commerciali né diretti né indiretti, quindi posso lasciare l’immagine incriminata.

Avrei forse capito se l’autorizzazione fosse necessaria per evitare usi distorti, anche se si potrebbe partire con una discussione sulla possibilità o meno di parodia. Ma non pare il caso, visto che si afferma che questi beni, una volta usati per lucro, perderebbero il loro valore come beni riconosciuti e protetti dalla legge. Ma questo, almeno a mio parere, dovrebbe allora valere anche per gli usi non a fini di lucro. Peggio ancora, il Codice dei Beni Culturali nasce (lo dice esso stesso) per “preservare la memoria della comunità nazionale e del suo territorio e promuovere lo sviluppo della cultura”, in accordo all’articolo 9 della Costituzione.

Continuo a pensare che se questa è l’idea del MiC almeno siano coerenti e vietino tutti gli usi pubblicitari del patrimonio culturale italiano, a partire dai loro. Mi chiedo solo quando qualcuno verrà a bloccare l’uso di quelle immagini su Wikipedia, visto che la licenza prevede il riuso commerciale e – fatto salvo per le opere fotografate per Wiki Loves Monuments – non mi pare proprio sia stata richiesta un’autorizzazione e qiundi non importa se quelle immagini sono solo per motivi di studio e ricerca.

Ci sono giornalisti e giornalisti

Sunday, 8 September 2024 17:03 UTC

L'IP che ha eliminato la data di morte di Schillaci Purtroppo pare che Totò Schillaci abbia avuto una recidiva del tumore al colon che l’aveva colpito. Purtroppo la mamma dei cretini è sempre incinta, e un utente anonimo oggi alle 15 aveva modificato la voce di Wikipedia sul protagonista di Italia 90, indicandone la morte. La falsa notizia è stata tolta un paio d’ore dopo da un altro utente anonimo, non prima che Repubblica scrivesse ” Addirittura il profilo di Wikipedia, come spesso accade, aveva proposto un aggiornamento di pessimo gusto annunciando la scomparsa nel 59enne proprio in data 8 settembre 2024.” (sì, la frase non ha senso: se il vandalo ha scritto oggi e l’articolo è di oggi, specificare la data non serve a nulla).

L’utente che ha inserito la morte di Schillaci è un siciliano non meglio identificabile, almeno con le informazioni pubbliche che io come tutti voi ho a disposizione. Invece si sa qualcosa di più dell’utente che ha tolto la data di morte, come potete vedere dall’immagine: si connetteva dalla sottorete pubblica del Messaggero, e presumibilmente è un giornalista. Per quel poco che può valere, voglio ringraziarlo pubblicamente.

Ultimo aggiornamento: 2024-09-08 19:03

Certe cose non cambiano mai

Friday, 12 July 2024 08:50 UTC

Per la quarta volta la Wikimedia Foundation non è stata accettata come membro osservatore WIPO. (Ne avevo già parlato due anni fa, quando si era provato a chiedere di entrare come osservatori i capitoli nazionali).
Per la quarta volta il veto è arrivato dalla Cina.
Direi che non c’è molto da aggiungere.

Ultimo aggiornamento: 2024-07-12 10:50

La grande bontà della SIAE

Friday, 31 May 2024 02:51 UTC

il logo SIAE Mi ero perso questo articolo di Capodanno, che raccontava di come un giudice di pace aveva dato torto alla SIAE in un caso in cui una rivista aveva pubblicato delle foto di opere di autori contemporanei ed era stata citata a giudizio perché non aveva pagato i diritti: nella sentenza il giudice ribadì “il principio cardine della legge sul diritto d’autore, in base alla quale è libero l’uso delle immagini ai fini di critica e discussione e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica”.

Mi ero anche perso (occhei, non è che io legga più tanto spesso Repubblica questo articolo di mercoledì, dove il gruppo GEDI si lamentava perché giornali e riviste – ma anche i musei – faticavano a sapere quanto avrebbero dovuto pagare per l’uso delle immagini, e in caso il preventivo arrivasse era esorbitante.

Ora il presidente della SIAE Salvatore Nastasi annuncia che le cose cambieranno: «Nei prossimi giorni proporrò al consiglio di gestione della Società una soluzione che rispetti le norme ma che consenta di mettersi al passo coi tempi e in linea con le principali nazioni europee. Va infatti ricordato che in Europa ogni Paese tratta questo argomento in maniera diversa».

Vi siete accorti di una cosa? Nastasi non parla di legge, anche perché come citato sopra il testo della legge parla chiaro: se stai raccontando di una mostra (diritto di cronaca) e usi immagini che non possono in pratica essere rivendute come opere tu hai il diritto di farlo. Nastasi sta dicendo che la SIAE eviterà benignamente di chiederti i soldi, sapendo che citarti a giudizio porterebbe a un’ulteriore sconfitta: certo, tra un paio d’anni, ma gente tignosa ce n’è sempre. D’altra parte il punto è sempre lo stesso: gli autori, soprattutto quelli piccoli che ottengono solo le briciole e presumibilmente non vedono nemmeno un euro di questi diritti che finiscono in un unico calderone, ci guadagnano di più a essere citati in un articolo di giornale o nella brochure di una mostra oppure nel modo che la SIAE persegue attualmente?

D’altra parte è una vita che Wikipedia aspetta un decreto attuativo che specifichi quale sia la bassa risoluzione per le immagini ammessa dal comma 1 bis dell’articolo 70 della legge sul diritto d’autore, e immagino che finché ci sarà la SIAE potremo aspettare ancora una vita o due…

Autarchia artistica

Monday, 8 April 2024 02:51 UTC

Particolare dell'uomo vitruviano
L’anno scorso un tribunale italiano aveva stabilito che Ravensburger doveva pagare i diritti allo stato italiano se voleva fare un puzzle raffigurante l’Uomo vitruviano di Leonardo, insomma la figura che vedete su una faccia delle italiche monete da un euro. Come fa a essere sotto copyright? forse vi chiederete. La risposta è “no, non è ovviamente sotto copyright né lo è mai stato, ma lo Stato Italiano nella sua indefinita saggezza ha deciso che le opere da esso possedute non possano essere riprodotte se non pagando al suddetto Stato un balzello. Tutto questo è stato definito più volte da governi di ogni colore, dal Codice Urbani sotto la buonanima di Berlusconi all’Art Bonus di Franceschini fino agli attuali tariffari (oggettivamente da poco ridotti di costo) con l’attuale governo.

Qualche giorno fa, però, una corte di Stoccarda ha sostanzialmente detto “In Italia potete fare quello che vi pare, o quasi: ma non potete pretendere che all’estero si rispetti quella che è una vostra legge locale”. Qual è il risultato pratico? Lo Stato (cioè noi) ha sprecato un po’ di soldi per fare un’inutile causa in Germania; Ravensburger e gli altri si limiteranno a non vendere in Italia cose basate su opere d’arte italiana; e noi rimarremo cornuti e mazziati. Ma forse è tutta una manovra dell’attuale governo, che si sta fregando le mani all’idea che potrà autarchicamente rafforzare l’italica filiera con produttori nostrani felicissimi di pagare per presentare alla nazione la nostra passata ingegnosità.

Perlomeno dal punto di vista di Wikipedia siamo un po’ più tranquilli: l’immagine dell’Uomo vitruviano può tranquillamente restare, e se noi italiani non potremo usarla a fini commerciali qualcuno se ne farà una ragione.

(l’immagine è ovviamente un particolare dell’Uomo vitruviano, vedi Wikimedia Commons)

Paga Pantalone

Monday, 6 November 2023 03:51 UTC

D.M. 161 11/04/2023 LINEE GUIDA PER LA DETERMINAZIONE DEGLI IMPORTI MINIMI DEI CANONI E DEI CORRISPETTIVI PER LA CONCESSIONE D’USO DEI BENI IN CONSEGNA AGLI ISTITUTI E LUOGHI DELLA CULTURA STATALIPiergiovanna Grossi è un’attiva wikipediana. Ma è anche una professoressa a contratto e una ricercatrice, e le è capitato di scrivere un articolo per una rivista locale di settore un articolo sull’attribuzione dell’ex Oratorio del Montirone ad Abano Terme, il tutto corredato con due foto che lei stessa aveva scattato all’archivio di Stato di Venezia. Bene: dopo aver pagato 16 euro per un preventivo, ha ancora dovuto sborsare 2 (due) euro per il privilegio di poter scattare e utilizzare due foto… oltre ad altri 32 euro di marche da bollo.

Il tutto è stato raccontato la scorsa settimana sul Corriere da Gian Antonio Stella (al quale ho un solo appunto da fare. Mi sta anche bene che “è ovvio che l’Italia ha il dovere di mettere dei paletti contro l’uso di foto del David di Michelangelo con delle sneakers ai piedi o del Bacco di Caravaggio con uno smartphone in mano”: ma per quello basta un decreto ministeriale che vieti un uso non documentale delle immagini.) La beffa ulteriore, se ci fate caso, è che dopo tutto il carteggio burocratico con la direttrice i soldi che vanno all’archivio di Stato sono appunto 2 (due) euro: il resto se l’è intascato lo Stato. Insomma, non siamo neppure alla storia del puzzle Ravensburger (che finirà con il produttore che dovrà pagare la sanzione e si guarderà bene da produrre altri puzzle con opere site in Italia, e lo stesso capiterà con tutti gli altri: ottima pubblicità per il nostro patrimonio artistico).

Il ministro Sangiuliano che ha emanato il decreto in questione è solo l’ultimo esponente di una classe politica che è convinta non solo che il patrimonio artistico sia un bancomat, ma anche appunto che si pubblicizzi da solo. Beh, non penso che l’ex Oratorio del Montirone sarà molto visitato, pubblicità o non pubblicità: ma proprio per questo è ancora più sconcertante la richiesta di un balzello…

Wikipedia e i conformismi

Wednesday, 23 August 2023 15:58 UTC

Siamo in estate, non che molto da dire, e così Carlo Lottieri spiega sul Giornale (nella sezione”spettacoli”, chissà come mai) “Così Wikipedia è diventata il baluardo del conformismo“. Bisogna ammettere che Lottieri di conformismo ne sa a pacchi: il suo articolo precedente di domenica si intitola infatti “Così l’università è diventata il regno del conformismo”. Quando hai un bel titolo, perché non sfruttarlo? Io avrei altro da fare, ma sono in spiaggia, fa caldo e per rilassarmi un po’ mi sono messo a commentarlo punto per punto.

Cominciamo da quando Lottieri racconta che

Wikipedia nacque da un’intuizione libertaria. Secondo lo stesso Jimmy Wales, che aveva seguito un corso di teoria economica alla Auburn University, fu la lettura dell’economista Friedrich A. von Hayek a suggerire l’ipotesi di questa enciclopedia on line di cui tutti possono essere i redattori.

Beh, non è proprio così. Inutile dire che l’articolo non contiene nessuna fonte per le affermazioni di Lottieri: mica sta scrivendo Wikipedia. La fonte ve l’ho trovata io e dice questo: “to share and synchronize local and personal knowledge, allowing society’s members to achieve diverse, complicated ends through a principle of spontaneous self-organization.” e ancora “When information is dispersed (as it always is), decisions are best left to those with the most local knowledge.” Tenete a mente soprattutto questa seconda frase. (poi io sono convinto che quella di Jimbo sia una razionalizzazione a posteriori: ricordate che Wikipedia nasce come testo di lavoro per scrivere Nupedia che era tutto meno che autoorganizzata).

Nella più classica costruzione di una polemica, Lottieri continua scrivendo

Sul piano delle informazioni si può essere ragionevolmente fiduciosi che Wikipedia sia credibile, anche grazie al costante monitoraggio riservato a ogni lemma.

(Occhei, i lemmi sono in un dizionario e non in un’enciclopedia, ma evidentemente il liberismo non fa di queste distinzioni) Non che questo sia vero, come sanno tutti quelli che passano tanto tempo su Wikipedia, ma tant’è. Ma poi continua

È però evidente che tra gli autori (tra coloro che spontaneamente e senza remunerazione redigono i testi) è più facile trovare professori di scuola media invece che artigiani, bibliotecari invece che imprenditori, e via dicendo. I primi hanno più tempo a disposizione e spesso si ritengono adeguatamente competenti per trattare questioni di diritto, metafisica, sociologia, letteratura spagnola e via dicendo.

E qui si cominciano a vedere le sue fallacie. Per chi “è evidente”? Perché “è evidente?” Dando per buono che imprenditori e artigiani abbiano meno tempo a disposizione perché loro devono tenere in piedi l’economia – ma vi assicuro che gli imprenditori ci sono eccome, solo che l’unica conoscenza locale che paiono avere è quella del loro CV, e per le regole di Wikipedia in lingua italiana i CV vengono cancellati senza se e senza ma – cosa gli fa dire che loro si ritengono competenti per tutto? Il tutto senza contare che Wikipedia da buona enciclopedia raccoglie e organizza informazioni altrui, e le competenze per organizzare l’informazione sono molto più semplici da ottenere rispetto a quelle per crearla. Continuiamo:

Ne discende che nelle voci dell’enciclopedia on line troviamo uno spirito da servizio pubblico che si converte in un costante tono censorio verso ogni eresia.

Lo spirito da servizio pubblico c’è, tranne per i tanti che ritengono di essere gli unici depositari della verità. Perché si convertirebbe in un tono censorio contro ogni eresia? Non ci è dato di sapere. Forse è perché

Va aggiunto, inoltre, che esiste un comune sentire che unisce la maggior parte di quanti hanno letto, nel corso della loro vita, un certo numero di libri.

Me l’avevano sempre detto, che leggere troppi libri fa male. La conoscenza locale si ottiene lavorando, mica leggendo! Non può poi mancare il solito attacco frontale:

[…] Si tratta dei cosiddetti «amministratori», a cui spetta anche di decidere in un senso o nell’altro quando le divergenze si fanno ingestibili. Basta leggere qualche discussione per comprendere che si tratti per lo più di quella piccola porzione della popolazione che, in Italia, quando al mattino va all’edicola compra La Repubblica oppure il Corriere della Sera.

Per quanto mi riguarda, ho smesso da un pezzo di leggere giornali italiani se non per qualche articolo come questo che mi viene segnalato; ho sentito qualche altro sysop e sono tutti sulla mia linea, anche perché quando uno ha lavorato un po’ su Wikipedia comincia a non fidarsi troppo di qualunque notizia.

Il risultato è una mancanza di senso critico che rende Wikipedia assai sbilanciata a favore di talune posizioni.

Altra affermazione apodittica. Anche ammettendo il percorso logico “essendo gente che legge solo Repubblica e Corriere le loro posizioni sono spiaggiate sul mainstream”, faccio notare come gli amministratori (il soggetto della frase) non scrivono loro le voci su Wikipedia. Possono al più cancellare una voce, ma non piegarla eliminando “il senso critico “. Lo fanno in maniera coercizione bloccando chi non la pensa come loro? Se fosse vero basterebbe fare esempi espliciti. Ricordo che la storia di una voce è pubblica, e si può vedere se c’è una campagna sistematica.

L’unico punto su cui devo dare ragione sul metodo a Lottieri è quello che scommetto gli sta davvero a cuore (oppure su cui gli è stato chiesto di scrivere): quando cioè si lamenta che nella voce sul riscaldamento globale

In effetti, le tesi di quanti sono scettici al riguardo (premi Nobel inclusi) non sono citate: neppure per essere contestate.

Almeno a ora, la sezione relativa non riporta nulla al riguardo, e la cosa è contro le linee guida che richiedono che opinioni in minoranza siano riportate con il rilievo corretto (minimo in questo caso, perché la minoranza è minima, ma non nullo). Al solito, Lottieri si è però dimenticato di fare nomi e ho dovuto mettermici io. A parte la vecchia storia di Rubbia, immagino si riferisca a John Clauser. (Apprezzerete che io abbia scelto un link a suo favore, spero). Non so se notate un fil rouge: Rubbia è un fisico teorico delle particelle, Clauser un fisico quantistico. Sicuramente grandi scienziati, ma la loro “conoscenza locale” della climatologia sarà probabilmente superiore alla mia ma ben lontana dall’essere a tutto campo. E allora che diavolo c’entra Hayek? Chiaramente nulla, almeno per quanto riguarda l’organizzazione di Wikipedia. Spero che a quella voce si aggiunga un capoverso sulle attuali teorie non mainstream, che tra l’altro mi pare siano cambiate nel tempo (prima si negava il contributo antropico, ora si dice che non è rilevante e comunque le variazioni che vediamo sono normali se non ci si limita a considerare gli ultimi 150 anni), ma anche se ci sarà non credo Lottieri sarà contento.

Termino pensando male e facendo peccato. Ora il Giornale è della famiglia Angelucci che ha sicuramente il dente avvelenato contro Wikipedia. Aspettatevi tanti altri articoli così.

Aggiornamento: mi è stato fatto notare che esiste la voce Controversia sul riscaldamento globale. Se però non c’è un collegamento diretto dalla sezione della voce principale,come fa il povero utente (io o Lottieri) a trovarla?

Ultimo aggiornamento: 2023-08-24 08:27

Alessandro Orsini, Wikipedia e querele

Monday, 19 June 2023 09:22 UTC

Alessandro Orsini è un professore universitario (associato, se non sbaglio). È anche un opinionista televisivo, soprattutto a partire dall’invasione russa dell’Ucraina dove la sua posizione nettamente filorussa lo ha fatto diventare un invitato seriale. Un corollario di questa presenza è che i suoi fan hanno cominciato a cercare di inserire la voce su di lui in Wikipedia.

Ma nell’edizione italiana di Wikipedia ci sono varie regole per definire se qualcosa o qualcuno è da ritenere rilevante e quindi inseribile nell’enciclopedia (nel gergo wikipediano si dice “enciclopedico”). Essere professore universitario non rende enciclopedici. Essere un opinionista televisivo meno ancora. La situazione rimase in stallo finché non si notò che nel 2010 Orsini vinse il Premio Acqui Storia con il suo libro Anatomia delle Brigate Rosse. Il Premio Acqui è considerato rilevante, e per traslato anche Orsini è considerato rilevante come scrittore. Le informazioni sulla sua carriera universitaria e la sue apparizioni televisive appaiono, ma come aggiunte secondarie.

Il problema è che il suddetto libro ha avuto in gran maggioranza recensioni molto negative, che quindi occupavano buona parte del contenuto. (Io non l’ho letto, quindi non posso dare un giudizio personale). Questo non piaceva a Orsini e ai suoi fan, e la voce in tutto questo tempo è stata un campo di battaglia. Siamo arrivati al doxxing, con un amministratore che dalle pagine del Fatto Quotidiano è stato accusato da un utente di nickname Gitz6666 di essere in conflitto di interessi su quella voce e si è dimesso; e giovedì scorso un avvocato ha mandato una PEC a Wikimedia Italia (che non c’entra un tubo, ma questo concetto non è mai entrato in testa) chiedendo la cancellazione, entro 5 giorni, della voce su Orsini che ritiene diffamatoria e informazioni sull’identità di sei amministratori di wikipedia in italiano per sporgere querela per diffamazione nei loro riguardi.

Io non dovrei essere tra i sei, considerando che non sono stato contattato: d’altra parte l’unica modifica che avevo fatto su quella voce era stata sostituire alla frase

In occasione della partecipazione di Orsini ad alcune trasmissioni televisive, suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni sul tema dell’invasione russa dell’Ucraina del 2022, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra e le critiche alla debolezza dell’Unione europea.

la frase

Durante l’invasione russa dell’Ucraina del 2022 suscitano diverse polemiche alcune sue posizioni, in particolare l’idea che l’espansione a est della NATO sia concausa della guerra.

dove non mi pare di vedere diffamazione. AD ogni modo Wikimedia Italia ha detto di contattare la Wikimedia Foundation, cosa che immagino sia stata fatta perché in questo momento la voce è oscurata e protetta, e immagino non tornerà mai su Wikipedia in lingua italiana se non per circostanze eccezionali, tipo l’assegnazione del Nobel per la pace. Non ho idea se ciò che voleva Orsini fosse proprio la cancellazione e non la sostituzione con un testo agiografico: ad ogni modo è andata così, e Wikipedia sopravviverà anche senza dire a tutti chi è Alessandro Orsini.

Aggiornamento: (12:15) E invece no, a quanto pare a Orsini bastava che il mondo non sapesse attraverso Wikipedia delle stroncature del suo libro. È chiaro che io non capirò mai la mente umana.

Ultimo aggiornamento: 2023-06-19 12:23

Quanto ci costa la cultura

Tuesday, 23 May 2023 02:51 UTC
la finta fontana di Trevi in Brasile

no, non è quella vera

Nel silenzio generale, il mese scorso è stato approvato il D.M. 161 11/04/2023 del Ministero della Cultura, “Linee guida per la determinazione degli importi minimi dei canoni e dei corrispettivi per la concessione d’uso dei beni in consegna agli istituti e luoghi della cultura statali”. In pratica, se uno vuole fare una foto di un monumento (non sotto copyright), magari per una pubblicazione accademica, dovrà sganciare un discreto numero di euro al MiC: euro che forse – ma non è detto – basteranno per pagare i funzionari che dovranno far girare tutta la trafila burocratica. Il tutto cercando di convincere il volgo che ce lo chiede l’Europa, dato che il decreto recita tra l’altro

«VISTA la Direttiva (UE) 2019/790 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 17 aprile 2019, relativa all’apertura dei dati e al riutilizzo dell’informazione nel settore pubblico e che modifica le direttive 96/9/CE e 2001/29/CE, recepita mediante il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177»

Il tariffario è assurdo: non lo diciamo noi di Wikimedia Italia ma l’Associazione Italiana Biblioteche, che nota come per esempio chiedere copie digitali costi il triplo delle stesse copie (nel senso di avere la stessa risoluzione) stampate. Ma soprattutto è un ulteriore tassello per impedire di pubblicizzare i nostri beni culturali. Questo non lo pensa solo il governo: in questi giorni il tribunale di Firenze ha sentenziato che non si può usare l’immagine del David di Michelangelo senza autorizzazione e senza aver pagato i diritti (occhei, in questo caso il tariffario dice 20000 euro: il funzionario se lo pagano), con un ulteriore esborso di 30000 euro per l’editore che «ha insidiosamente e maliziosamente accostato l’immagine del David di Michelangelo a quella di un modello, così svilendo, offuscando, mortificando, umiliando l’alto valore simbolico ed identitario dell’opera d’arte ed asservendo la stessa a finalità pubblicitarie e di promozione editoriale». Non che io capisca perché quei soldi debbano andare alla Galleria dell’Accademia e non a un eventuale fondo statale, ma tant’è.

Mi chiedo solo cosa faranno adesso con la copia della Fontana di Trevi costruita in Brasile… altro che Totò!

L’invecchiamento di Wikipedia

Wednesday, 28 December 2022 03:04 UTC


Questo è un frammento della voce attuale di Wikipedia sulla rete tranviaria di Nizza. Tutto bene, se non fosse per il fatto che la linea 2 è in funzione dal 2019 (sono un po’ più veloci di noi, mi sa).

Non è la prima volta che mi è capitato di trovare voci create e poi lasciate lì a vegetare senza aggiornamenti. È ovvio che nessuno è obbligato a mantenere a vita una voce: però casi come questo fanno capire che non bisogna mai dare per scontato quello che si trova scritto…

(L’altra faccia della medaglia è la cancellazione immediata dei cosiddetti “recentismi”, aggiunte su fatti del giorno che tra qualche mese saranno giustamente considerati inutili…)

Anglofilia

Wednesday, 21 December 2022 10:04 UTC

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.

Ultimo aggiornamento: 2022-12-21 11:04

Come farsi aggiornare la voce Wikipedia su di sé

Wednesday, 21 December 2022 03:04 UTC

Emily St. John Mandel è una scrittrice canadese nota per i suoi libri Stazione Undici (credo che ne abbiano fatto anche una serie tv, ma è un campo in cui non mi addentro) e Mare della tranquillità. Qualche giorno fa ha scritto un tweet chiedendo chi poteva intervistarla… per poter far sì che nella sua voce su Wikipedia (in inglese, in quella italiana non era nemmeno scritto che era sposata) che era divorziata. In qualche ora Slate ha pubblicato un’intervista dal titolo che dice “Un’intervista del tutto normale con la scrittrice Emily St. John Mandel” e catenaccio “Solo per chiedere all’autrice di Station Eleven e Sea of Tranquility che ha fatto quest’anno, tutto qui”. E in effetti la voce di en.wiki è stata immediatamente aggiornata. In realtà non serviva nemmeno l’intervista: almeno fino ad oggi, la spunta blu di Twitter è una verifica dell’identità della persona, e quindi la prima fonte che attestava il divorzio è stato quel tweet, sostituito poi dal link all’intervista.

Per quanto la cosa vi possa sembrare stupida (e sicuramente è sembrata tale a Mandel), Wikipedia funziona così. Un’affermazione deve avere una fonte affidabile, e nessuno può sapere se l’utente che scrive “Emily St. John Mandel è divorziata” è effettivamente Mandel o qualcuno che vuole fare uno scherzo. Leggendo il thread su Twitter, però, mi sa che il contributore che le ha detto che “occorreva una fonte comparabile” ha fatto un po’ di casino: come ho scritto, quello che conta è una fonte affidabile che si possa citare con tranquillità.

Un’ultima curiosità: nell’intervista a Slate, Mandel scrive che vedersi ancora definita sposata (si è separata ad aprile dal marito, e il divorzio è stato concesso a novembre) “was kind of awkward for my girlfriend”. Ieri BBC ha scritto un articolo in cui affermavano che si erano offerti anche loro di intervistare Mandel. Com’è, come non è, nel loro articolo quella frase non c’è :-)

Inventori farlocchi del tostapane

Monday, 21 November 2022 03:04 UTC

Adam Atkinson mi ha segnalato questo articolo della BBC in cui si racconta come per dieci anni la voce inglese sul tostapane indicava come suo inventore una persona inesistente di nome Alan MacMasters. A quanto pare, durante una lezione universitaria il professore sconsigliò gli studenti di usare Wikipedia come fonte, facendo l’esempio della voce “toaster” dove si diceva che l’inventore era un tale Maddy Kennedy. L’Alan MacMasters reale era uno di quegli studenti, e un suo amico modificò la voce indicando come inventore appunto “Alan Mac Masters”. Il guaio è che poco dopo il Daily Mirror osannò MacMasters come un grande inventore scozzese, e le citazioni continuarono a crescere, anche perché MacMasters creò una voce sul suo inesistente omonimo con tanto di fotografia (ovviamente ritoccata per farla sembrare ottocentesca). MacMasters fu addirittura proposto come personaggio da raffigurare nelle banconote scozzesi, anche se a quanto pare la Bank of Scotland ebbe dei dubbi e lo scartò. Solo poco tempo fa un ragazzino ebbe dei dubbi sulla biografia di MacMasters e mise in moto le squadre wikipediane di verifica, che hanno scoperto la burla.

E in Italia? MacMasters non è mai stato inserito nella voce, ma nel 2018 un anonimo aggiunse il seguente capoverso:

nel 1897 Carlos Decambrè, inventò il ”tost” che si diffuse in tutta europa. questo tost veniva fatto con del pane normale, prosciutto,tacchino e diversi formaggi. Esso garantiva un buon pranzo per i nobili perchè all’epoca i salumi e i formaggi era cibo considerato da ricchi.

Peccato che le uniche occorrenze in rete del cognome Decambrè siano del tipo “Carlos Decambrè inventò il tostapane”, ovviamente senza fonti perché scopiazzature da Wikipedia senza chiaramente citarla. Questo a parte il fatto che se mi fosse capitato di vedere un’aggiunta sgrammaticata simile l’avrei cassata al volo perché senza fonti attendibili…

“contrafforte volante”?

Monday, 4 July 2022 02:04 UTC

Premetto che ho molti amici traduttori :-) (e un paio di loro sono anche tra i miei ventun lettori… ma ovviamente non sto parlando di loro). In un libro (tradotto dall’inglese) che ho appena letto ho trovato a un certo punto scritta l’espressione “contrafforte volante”. Ora, come penso molti di voi io so più o meno cos’è un contrafforte, ma l’ultima volta che ne ho sentito parlare sarà stato all’inizio del liceo, cioè 45 anni fa (per me che sono anzyano: your mileage may vary). Tra l’altro manco sapevo come si dica in inglese “contrafforte”: sono andato a cercare e ho scoperto che è “buttress”. Una rapida ricerca mi ha fatto trovare la voce di Wikipedia in inglese “flying buttress”: l’ho aperta, ho controllato qual è il nome della versione in italiano e ho scoperto che si dice “arco rampante”. (Ok, a questo punto il mio neurone ha tirato fuori il disegnino dei contrafforti ad archi rampanti, ma questa è un’altra storia)

La mia domanda è semplice. È possibile che un traduttore trovi scritto “flying buttress”, traduca parola per parola, e non si renda conto che il sintagma in italiano non ha senso? È possibile che non gli sia mai venuto in mente di usare Wikipedia in questo modo non standard ma utilissimo per la terminologia tecnica? (E comunque anche Wordreference riporta la traduzione).

Fino al 15 giugno il Ministero della Cultura (MIC) ha indetto una consultazione pubblica sul Piano nazionale di digitalizzazione del patrimonio culturale:

la visione strategica con la quale il Ministero intende promuovere e organizzare il processo di trasformazione digitale nel quinquennio 2022-2026, rivolgendosi in prima istanza ai musei, agli archivi, alle biblioteche, agli istituti centrali e ai luoghi delle cultura statali che possiedono, tutelano, gestiscono e valorizzano beni culturali.

Ho letto le linee guida per la circolazione e il riuso delle immagini, e ho capito che la linea del MIC – “cacciateci i soldi” – non è cambiata di una iota. La cosa peggiore è che il piano pare essere un patchwork: le sue premesse sono assolutamente condivisibili, ma nella fase di assemblaggio qualcuno ha ben pensato di disattendere tali premesse per una presunta capacità di ottenere ricavi.

Tanto per essere chiari: non c’è nulla di male se il MIC vuole creare e vendere degli NFT a partire dalle opere che ha in cura. Io non riesco a capire perché uno vorrebbe mai avere un NFT, ma è evidente che c’è gente che invece li vuole; e allora che li si faccia e li si venda. Tanto quelli sono per definizione entità non copiabili, o se preferite uniche. I problemi sono altri. Per esempio,l’avere un sistema NC (non commerciale) per default sui contenuti in pubblico dominio, cosa che è incompatibile con i progetti Wikimedia e OpenStreetMap. Il tutto con una “licenza” (non lo è, e anche nelle linee guida la cosa viene rimarcata) “MIC Standard” che porterà a risultati parossistici. Mi spiego meglio. Se qualcuno chessò negli USA pubblica una traduzione non autorizzata del mio Matematica in pausa caffè, il titolare dei diritti (Codice Edizioni) può contattare le autorità statunitensi, bloccare la vendita e citare a giudizio il malcapitato editore. Questo perché le leggi sul diritto d’autore sono state (più o meno) armonizzate in tutto il mondo, e quindi i diritti di sfruttamento economico sono tutelati ovunque. Ma se lo stesso qualcuno usa commercialmente un’immagine del Colosseo con l’etichetta – esplicita o implicita – “MIC Standard”, il ministro può strillare quanto vuole ma non succederà nulla, perché dal punto di vista delle autorità USA quell’immagine è nel pubblico dominio. Insomma, gli unici eventuali guadagni arriverebbero dai nostri compatrioti, mentre all’estero potrebbero fare quello che vogliono.

Per quanto riguarda Wikipedia Commons, c’è persino una citazione esplicita:

Il download di riproduzioni di beni culturali pubblicati in siti web di terze parti non è sotto il controllo dell’ente pubblico che ha in consegna i beni (ad es. le immagini di beni culturali scaricabili da Wikimedia Commons, realizzate “liberamente” dai contributori con mezzi propri per fini di libera manifestazione del pensiero e attività creativa, e quindi nella piena legittimità del Codice dei beni culturali). Rimane nelle competenze dell’istituto culturale l’applicazione di corrispettivi per i successivi usi commerciali delle riproduzioni pubblicate da terze parti.

Rileggete questa frase. Ve la traduco in italiano corrente: Wikimedia Commons viene trattata alla stregua di una vetrina pubblicitaria dove l’unico lavoro da parte dello stato è farsi dare i soldi da chi prende da lì del materiale. Come forse immaginate, non è che la cosa ci piaccia più di tanto…

Ah: al MIC non piace proprio la CC0, la licenza che formalizza il rilascio di un oggetto o un’informazione nel pubblico dominio. Infatti (grassetto mio) si legge che

l’uso di dati e riproduzioni digitali del patrimonio culturale per finalità di studio, ricerca, libera manifestazione del pensiero o espressione creativa, promozione della conoscenza, che non abbiano scopo di lucro diretto è libero per legge;

Quindi anche i metadati – a differenza per esempio di Wikidata, dove tutti gli elementi presenti hanno licenza CC0 – sono sotto una licenza di tipo NC. La digitalizzazione dei metadati è insomma qualcosa che si può fare solo per offrirlo poi gentilmente al MIC che sicuramente ci farà tanti soldi. Che gioia, vero?

L’età dei personaggi pubblici

Tuesday, 17 May 2022 02:04 UTC


Magari qualcuno si può chiedere perché l’anno scorso GQ ha pensato di dedicare un articolo a Stefania Rocca per il suo… quarantaseiesimo compleanno. A parte Valentino Rossi, il 46 non è che dica molto, non è mica il quarantadue! Se questo qualcuno è curioso, però, magari dà un’occhiata all’URL dell’articolo e scopre che c’è scritto “stefania-rocca-50-anni-rock”. In effetti, ricordare il cinquantesimo compleanno ha molto più senso, su questo non ci piove. E in effetti si fa in fretta ad andare sull’Internet Archive e vedere che l’articolo originale si intitolava “Stefania Rocca, i primi 50 anni di un’anima rock”.

L’altra settimana, però, la signora Rocca e/o il suo agente hanno deciso che il passato era passato, e quindi l’età della signora Rocca è di soli 47 anni. Per posti come GQ ci devono essere argomenti molto convincenti per fare riscrivere un articolo pubblicato l’anno scorso; su Wikipedia la cosa potrebbe sembrare banale ma in realtà è un po’ più complicata, come potete vedere. Mi è stato riferito (ma potrebbe essere una malignità…) che l’agente in questione ha mandato alla Wikimedia Foundation un codice fiscale della signora Rocca dove risulta il 1975 come data di nascita… ma il codice fiscale in questione corrisponde a un maschio e non a una femmina.

Ad ogni modo, la signora Rocca non è certo l’unica persona a cercare di inserire su Wikipedia una data di nascita diversa da quella che era sempre stata considerata tale in passato. Il primo caso che mi viene in mente è quello del mago Silvan (simsalabim!), ma anche Elisabetta Sgarbi, come già scrissi, afferma di essere nata nel 1965 come anche riportato dalla Treccani: il talento della signora Sgarbi si notava fin da ragazza, considerando che ha conseguito la laurea in farmacia nel 1980… Avevo anche segnalato alla Treccani che nel sito c’era stato uno scambio di caratteri, e il 1956 che è la data di nascita della signora Sgarbi era diventato 1965, ma non mi hanno mai risposto. Non so se Wikipedia abbia più errori della Treccani, ma sicuramente correggerli è più semplice!

Cina, Wikipedia e copyright

Thursday, 12 May 2022 10:12 UTC

Probabilmente non ve ne sarete accorti, visto che la notizia è passata solo su Wired (dove il titolista fa ancora fatica a distinguere Wikipedia da Wikimedia…) e CorCom: per il terzo anno consecutivo la Cina ha bloccato l’ingresso del movimento Wikimedia come osservatore in WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Dopo due anni in cui Wikimedia Foundation ha inutilmente cercato di essere accreditata, stavolta le richieste sono state fatte da alcuni capitoli nazionali (Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera oltre all’Italia), e la richiesta esta stata portata al Comitato Permanente sul Copyright e i Diritti Connessi (SCCR) di WIPO. Niente da fare: come le altre volte, la Cina ha dichiarato he anche i capitoli Wikimedia locali sono complici nel diffondere disinformazione. Negli anni passati il dito veniva puntato contro Wikimedia Taiwan, indicato come eterodiretto dalla Foundation: quest’anno direi che non c’è nemmeno stato bisogno per i cinesi di cercare di spiegare quale disinformazione sul copyright cinese viene propagata da Svezia o Messico. A questo punto Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno colto la palla al balzo e fatto rinviare la decisione sull’accreditamento per mancanza di unanimità.

Anche ammettendo che Wikimedia Taiwan faccia opera di disinformazione assoldando persone che scrivano sulle varie edizioni linguistiche di Wikipedia, resta il punto di partenza. Qui stiamo parlando di un comitato che parla di copyright e diritti connessi – cosa che ci ha sempre visti coinvolti come Wikimedia Italia. Essere membri osservatori non ci avrebbe per definizione dato il diritto di voto, ma ci avrebbe permesso di far sentire meglio la nostra voce su temi di cui ci occupiamo da sempre. Invece nulla da fare, e questo per ragioni prettamente politiche e indipendenti dal tema istituzionale. Non che ci aspettassimo chissà cosa, ma resta un peccato…

Ultimo aggiornamento: 2022-05-12 12:12

Su Valigia Blu, Bruno Saetta spiega la decisione della Corte di Giustizia europea su una richiesta da parte della Polonia (fatta nel 2019…) a proposito dell’articolo 17 dell’ormai famosa direttiva copyright. La Polonia chiedeva che fossero abolite le norme per cui i fornitori di servizi digitali devono attivarsi per fare in modo che nei loro servizi non siano disponibili opere in violazione dei diritti d’autore, o in subordine, se queswto non fosse tecnicamente possibile perché l’articolo non sarebbe rimasto in piedi, abolire tutto l’articolo. La ragione della richiesta era semplice: per controllare preventivamente tutto il materiale postato dagli utenti, i fornitori di servizi sarebbero stato costretti ad applicare sistemi di filtraggio automatico, cosa che sarebbe andata contro il diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti.

La Corte di Giustizia europea ha respinto la richiesta, e quindi le cose restano come ora. È però importante capire come ha giustificato la sua decisione, perché si scoprono molte cose. Innanzitutto, il filtraggio preventivo è in effetti una limitazione al diritto alla libertà di espressione e di informazione degli utenti; quello che fa la direttiva è trovare un punto di compromesso tra questi diritti fondamentali e quelli dei proprietari dei contenuti. Attenzione: diritti dei proprietari, non degli autori! Saetta ricorda tra l’altro che se le aziende del copyright ci tengono a precisare che anche loro difendono i diritti fondamentali – un caro saluto a Enzo Mazza, già che ci sono… – il relatore ONU per i diritti culturali ha fatto presente che nel campo della proprietà intellettuale i diritti fondamentali sono solo i diritti morali, vale a dire affermare che l’opera è mia. E questi diritti, a differenza di quelli economici, non sono trasmissibili.

La seconda cosa da notare è che proprio perché si afferma che c’è una limitazione ai diritti degli utenti si ammette implicitamente che il filtraggio automatico è imposto dalla direttiva: altrimenti il problema non si porrebbe. Eppure, come leggete per esempio qui, l’ineffabile relatore Axel Voss aveva twittato dicendo che questo era una falsità e che quindi non ci fosse più motivo per non approvare la direttiva. (Come? il tweet originale non esiste più? Ah, signora mia, che vergogna! Non ci si può fidare di nessuno!) Vabbè, ma tanto questo lo sapevamo già.

Seguono infine i paletti (o se preferite, le garanzie) a tutela degli utenti finali: dalle segnalazioni dei titolari dei diritti che devono essere circostanziate (insomma, non basta dire “avete roba mia”) al non dover bloccare i contenuti leciti (e una parodia è un contenuto lecito) a un meccanismo di reclamo funzionante se qualcuno cancella del materiale che riteniamo essere lecito. Ma soprattutto, i fornitori non hanno alcun obbligo di sorveglianza generale dei contenuti immessi dagli utenti. Non sono loro a dover giudicare se un contenuto è stato caricato illegalmente, ma i giudici.

Il tutto funzionerà? Probabilmente no. Quello che pare certo è che al momento le uniche implementazioni della direttiva che rispettano questi principi sono l’austriaca e la tedesca. Quella italiana no, ma non lo sono neppure la francese e la spagnola che pure dicevano di essere stati bravissimi. Aspettatevi altri ricorsi…

Che ne sapete del Digital Services Act?

Tuesday, 26 April 2022 10:04 UTC

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Ultimo aggiornamento: 2022-04-26 12:36